60 anni fa nasceva Bono, voce degli U2
L’amicizia con Luciano Pavarotti, la passione per la musica italiana (“sono cresciuto ascoltando la collezione di dischi di mio padre: La traviata, Tosca, Il barbiere di Siviglia”), l’amore per il nostro paese al punto da dedicargli una canzone durante la quarantena per l’emergenza coronavirus. È forte il legame tra l’Italia e Paul David Hewson, per tutti Bono Vox, che proprio oggi compie 60 anni.
Nato a Dublino il 10 maggio 1960, bambino molto vivace tanto da essere soprannominato dalla famiglia ‘Anticristo’, a settembre del 1974 e’ colpito da due gravi lutti. Durante i festeggiamenti per il cinquantesimo anniversario di matrimonio dei suoi nonni materni, il nonno muore. Ma non solo. Al funerale, il 6 settembre, Iris, la madre di Bono, viene colpita da un aneurisma cerebrale e muore quattro giorni dopo, il 10 settembre. Rimane molto scosso da questo fatto e anni dopo scrivera’ molte canzoni sulla madre, tra le quali ‘I Will Follow’, ‘Tomorrow’, ‘Out of Control’, ‘Lemon’, ‘Mofo’ e ‘Iris (Hold me Close)’. Entra a far parte di un gruppo di ragazzi ribelli del suo quartiere, i Lipton Village, in cui era tradizione dare un soprannome a tutti i componenti: da un amico a Paul venne affibbiato il nome Bono Vox (poi solo Bono), prendendo spunto da un negozio di apparecchi acustici di Dublino, il Bonavox. Poco piu’ che adolescente, nel 1976, risponde al volantino di Larry Mullen lasciato su una bacheca della scuola, che cercava persone per formare una band.
L’amico Reggie Manuel lo convinse ad andare a casa di Mullen per le prove. Si presenta inizialmente come chitarrista, ma ce n’erano gia’ altri due nel gruppo, Dave Evans (The Edge) e suo fratello Dick. Vista la notevole differenza tecnica tra Bono e gli altri due, finisce con l’essere il cantante. Con loro si aggiunge il bassista Adam Clayton. Gli U2 erano ormai una realta’.
Il 1985 altro anno importante: aderisce al progetto Artists United Against Apartheid. In particolar modo scrive e registra ‘Silver and Gold’ per l’album Sun City, nato per protestare contro la politica dell’apartheid tenuta dal Sudafrica. Il resto e’ storia.
Con gli U2 ha inciso quattordici album, dall’esordio con ‘Boy’, passando per ‘War’, ‘The Unforgettable Fire’, ‘The Joshua Tree’, fino a storici lavori come ‘Achtung Baby’, ‘Pop’. Tra i singoli di successo ‘Sunday Bloody Sunday’, dall’album ‘War’, successivamente ripreso nello storico live ‘Under a Blood Red Sky’. La domenica di sangue, la ‘Bloody Sunday‘, a cui fa riferimento la canzone e’ quella del 30 gennaio 1972, quando nella citta’ nordirlandese di Derry l’esercito del Regno Unito sparo’ sui partecipanti a una manifestazione. Quattordici civili disarmati finirono uccisi e quattordici ferite. la Bloody Sunday scateno’ la rivolta nazionalista contro il governo di Londra. All’epoca dei fatti Bono era un ragazzino di 11 anni. Dieci anni dopo, nel 1982, scrisse la canzone.
Da sempre impegnato nel sociale, a marzo scorso, in piena emergenza coronavirus, Bono ha scritto una canzone per l’Italia, per chi e’ in prima linea a combattere contro il coronavirus, per dottori, infermieri e personale sanitario. L’inedita sopresa, pubblicata sul profilo Instagram della band, pubblicano, voce e pianoforte, dal titolo ‘Let your love be known’, e’ appunto ispirata dall’Italia ed e’ “per chiunque e’ in difficolta’ e continua a cantare. Per i dottori, le infermiere, per il personale sanitario in prima linea”. (Agenzia DIRE)