Le difficoltà nel garantire un’assistenza primaria adeguata a ogni cittadino lombardo non dipendono soltanto dalla scarsità di medici di base, ma anche dalla loro distribuzione: ci sono aree più fornite di altre. A Milano, ma anche in tutta la Lombardia, la situazione è critica. I problemi nella distribuzione esistono all’interno dei singoli comuni e municipi della città metropolitana, e al livello macroscopico nella differenziazione tra hinterland e centro città. A essere più in difficoltà sono sempre le periferie o i comuni più distanti dal centro.
Secondo i dati forniti da Ats alla ‘Dire’, a Milano gli Mmg convenzionati sono: 65 nel municipio 1, 116 nel municipio 2, 70 nel municipio 3, 100 nel municipio 4, 76 nel municipio 5, 96 nel municipio 6, 103 nel municipio 7, 118 nel municipio 8 e 109 nel municipio 9. “I medici vengono distribuiti per distretti e non per quartiere: questo è il problema fondamentale”, esamina Santo Minniti, presidente dem del municipio 6 di Milano. Da tempo l’opposizione chiede alla Regione di modificare le procedure di assegnazione degli incarichi e di trovare una modalità attraverso cui coprire i posti vacanti. Ad oggi, i medici possono indicare le zone del territorio per cui fanno domanda.
Minniti nei giorni scorsi insieme ai cittadini del quartiere Ronchetto ha organizzato un presidio e indetto una raccolta firme. Con 96 medici di base e circa 150.000 abitanti è tutto il municipio 6 a essere in difficoltà.
Le proteste a Ronchetto seguono quelle dei cittadini di Giambellino: anche qui a fine giugno andrà in pensione uno dei pochi dottori di via Emanuele Odazio: 1.800 residenti rischiamo di rimanere scoperti. Nell’edifico gestito da Aler al civico 6 gli abitanti sono disperati. “Ci sono tanti anziani che non sanno cosa fare, perché non possono spostarsi troppo lontano per le visite. In zona, però, non c’è nessun dottore disponibile”, racconta Maria Palomares. È affezionata alle sue vicine di casa- le chiama “nonnine”- e vuole aiutarle. Non è semplice. Maria ha proposto ad Aler di concedere uno degli appartamenti dell’edificio al nuovo medico di base; in un quartiere popolare- ancora poco investito dalle riqualificazioni della giunta di Giuseppe Sala- nessuno vuole trasferirsi.
Per soddisfare i bisogni dei diversi quartieri si sta pensando di utilizzare sempre di più i medici di base in formazione. Servirebbero anche più infermieri e segretari che aiutino i dottori a gestire la mole di pazienti. “Bisognerebbe aumentare gli incentivi che vengono garantiti al medico per pagare queste figure. Spesso sono troppo bassi e finiamo per dover detrarre la loro paga dai nostri stipendi”, precisa Anna Pozzi, segretaria milanese della Federazione italiana dei medici di medicina generale.
Anche a Pero ci sono gli stessi identici problemi. La prima cittadina Maria Rosa Belotti si sta impegnando da tempo, condividendo la battaglia dei suoi cittadini. “Dopo due pensionamenti e un decesso, abbiamo tre medici in città e uno nella frazione di Cerchiate”, spiega. È arrivato un medico temporaneo- per fortuna- ma Belotti si chiede cosa succederà quando scadrà il suo incarico. In teoria i contratti durano un anno (6 mesi+6). Spesso, troppo spesso, le scadenze sono prorogate.
Oggi manifesteranno in strada anche i sindaci di Buccinasco, Cesano Boscone, Corsico e Trezzano Sul Naviglio. La richiesta è sempre la stessa: agire affinché ogni cittadino possa accedere a quell’assistenza primaria che lo Stato gli dovrebbe garantire. “A Milano città manca meno del 2% dei medici, negli altri comuni della Città metropolitana sfioriamo addirittura la percentuale del 16%. Solo nel distretto dell’ATS Sud-Ovest Milano ne mancano venti”, denunciano i primi cittadini. La domanda a questo punto sorge spontanea: se i grandi hub verranno smantellati e per i richiami delle vaccinazioni anti-covid si farà affidamento all’assistenza territoriale, ci saranno abbastanza medici di base da poter coinvolgere? (Agenzia Dire.it)