Accordo Ue-Turchia. Deluse le Ong: “Duro colpo al diritto d’asilo”
ROMA – Delusi da un accordo che rappresenta un duro colpo al diritto d’asilo. Questa la reazione del mondo delle ong all’accordo raggiunto ieri tra Unione europea e Turchia sulla situazione dei rifugiati e dei migranti in arrivo in Europa. In una nota, Save the Children si dice “estremamente delusa” dall’accordo. “Devono essere protette le persone, non le frontiere – spiega Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia -. Questo accordo creerà solo maggiori incertezze per le migliaia di profughi che sono bloccati nel fango, al freddo e all’umido e che aspettano notizie dal vertice di oggi di Bruxelles”. Secondo Save the Children, l’accordo assicurerebbe ai migranti in arrivo in Grecia la protezione prevista dagli standard internazionali, tuttavia, “non è chiaro come questo potrebbe tradursi nella pratica – ha aggiunto Neri -. Girarci intorno e scaricare il problema sulla Grecia e la Turchia non allontanerà il problema, ma sarebbe necessario condividere le responsabilità. I leader europei devono invece concentrarsi su come aumentare il loro impegno sui ricollocamenti e la creazione di percorsi sicuri e legali per l’ingresso nell’Unione europea”.
Per Amnesty International, è un “colpo di proporzioni storiche ai diritti umani”. Per John Dalhuisen, direttore del programma Europa e Asia centrale di Amnesty International, “il doppio linguaggio con cui è stato ammantato l’accordo non ce la fa a celare l’ostinata determinazione dell’Unione europea a girare le spalle alla crisi globale dei rifugiati e a ignorare i suoi obblighi internazionali”. Per Dalhuisen, “le promesse di rispettare le norme internazionali ed europee appaiono sospette – aggiunge -, una zolletta di zucchero sulla pillola di cianuro che la protezione dei rifugiati in Europa è stata appena costretta a inghiottire”. Inoltre, aggiunge Dalhuisen, le garanzie sullo scrupoloso rispetto del diritto internazionale “sono incompatibili con lo strombazzato ritorno in Turchia, a partire dal 20 marzo, di tutti i migranti irregolari arrivati sulle isole greche. La Turchia non è un paese sicuro per i migranti e i rifugiati e ogni procedura di ritorno sarà arbitraria, illegale e immorale a prescindere da qualsiasi fantomatica garanzia possa precedere questo finale già stabilito”.
Dura la nota di Oxfam. “Si tratta di un colpo senza precedenti inferto al diritto di asilo e alle persone che richiedono protezione – si legge nella nota dell’organizzazione -. L’Europa rinnega il suo passato di patria dei diritti umani e mercanteggia con il destino di centinaia di migliaia di persone in fuga, calpestando in un solo colpo la propria legge, la propria storia e il proprio senso etico”. Secondo Elisa Bacciotti, direttrice campagne di Oxfam Italia, l’accordo “viola il diritto internazionale e quello dell’Unione, scambiando vite umane con concessioni politiche. Dopo il blocco della rotta balcanica, questo nuovo accordo con la Turchia è un ulteriore passo verso l’abisso della disumanità, peraltro mascherato, con raggelante ipocrisia, da strumento per smantellare il business dei trafficanti. Il costo del controllo dei confini europei non può continuare a essere pagato con vite umane”. Ai leader europei, Oxfam rilancia la richiesta di corridoi umanitari sicuri. “Gli stati membri devono accogliere i rifugiati secondo la quota che gli spetta. Non si può mettere un tetto a questa fondamentale responsabilità – si legge nella nota -. La migrazione non si può impedire: si può solo gestire nel migliore dei modi possibili, ma l’Europa che esce da questo ennesimo vertice è drammaticamente lontana da questo approccio”.
Di “accordo della vergogna” parla invece Medici senza frontiere. “L’accordo con la Turchia dimostra ancora una volta come i leader europei abbiano perso completamente il contatto con la realtà – spiega Loris De Filippi, presidente di MSF Italia –. Il cinismo di questo accordo è evidente: per ogni siriano che dopo aver rischiato la vita in mare sarà respinto in Grecia, un altro siriano avrà la possibilità di raggiungere l’Europa dalla Turchia. L’applicazione di questo principio di porte girevoli riduce le persone a semplici numeri, negando loro un trattamento umano e il diritto di cercare protezione in Europa”. Secondo De Filippi, “lo schema di ammissione volontaria proposto per i siriani in Turchia non è basato sui bisogni di assistenza e protezione di chi fugge dalla guerra, ma sulla capacità della Turchia di frenare le partenze verso l’Europa. Inoltre a prescindere dalla legalità di questo accordo, è lecito domandarsi se la scelta di respingere persone verso il paese che già ospita il maggior numero di rifugiati al mondo rappresenti davvero una strategia responsabile”. Per De Filippi, inoltre, è “vergognoso che il solo passaggio sicuro offerto dai leader europei sia condizionato al numero di persone che saranno respinte”.
Cauto il commento dell’Unhcr. “L’accordo chiarisce una serie di elementi – si legge in una nota ufficiale -. In modo significativo, ha reso esplicito che in tutte le modalità di attuazione dell’accordo verrà rispettato il diritto internazionale ed europeo”. Secondo quanto l’Unhcr interpreta, questo significa che “le persone in cerca di protezione internazionale, accederanno ad un’intervista individuale che stabilirà se la loro richiesta di asilo potrà essere presentata in Grecia, e nel corso della quale avranno diritto a presentare ricorso prima di una possibile riammissione verso la Turchia. Da ciò deriva anche che, una volta rimpatriate, le persone bisognose di asilo avranno la possibilità di accedere in modo effettivo alla protezione in Turchia. Dobbiamo ora vedere come questo verrà attuato nella pratica, riflettendo le garanzie inserite nell’accordo, molte delle quali attualmente assenti”. Cruciali, per l’Unhcr, “le modalità di attuazione dell’accordo – continua la nota -. In ultima analisi, la risposta deve soddisfare i bisogni impellenti delle persone in fuga da guerre e persecuzioni. I rifugiati hanno bisogno di protezione, non di respingimenti”. In primo luogo, devono essere rafforzate in Grecia le condizioni di accoglienza ed il sistema di valutazione delle domande di asilo, spiega l’organizzazione. “Le garanzie previste dall’accordo devono essere messe in pratica. Questo rappresenterà una sfida enorme che bisognerà affrontare immediatamente”.
Per quanto riguarda le persone rimpatriate in Turchia e bisognose di protezione internazionale, invece, per l’Unhcr “devono poter accedere ad una valutazione della domanda di asilo che sia equa e appropriata, ed entro un termine ragionevole – aggiunge la nota -. Devono inoltre esistere rassicurazioni contro i ritorni forzati. Prima di qualsiasi rimpatrio dalla Grecia, l’accoglienza e le altre misure devono essere approntate in Turchia. Le persone che hanno bisogno di protezione internazionale devono poter accedere all’asilo senza discriminazioni e in linea con gli standard internazionali, incluso l’effettivo accesso a lavoro, assistenza sanitaria, istruzione per i bambini, e, se necessario, assistenza sociale”. L’incremento dei reinsediamenti dalla Turchia verso l’Unione europea, infine, “non deve avvenire a spese del reinsediamento di rifugiati di altre nazionalità che nel mondo si trovano in una situazione di grave bisogno, soprattutto nel contesto odierno di un numero mai raggiunto di persone costrette alla fuga”. (Agenzia Redattore Sociale)