Accordo Ue-Turchia, strada in salita
BRUXELLES – Più diminuisce il tempo, più l’accordo sembra lontano. È tutta in salita la strada verso l’intesa con la Turchia che l’Unione europea spera di riuscire a chiudere entro venerdì per bloccare il flusso di migranti in arrivo attraverso l’Egeo sulle coste greche.Se fin da subito l’accordo di principio raggiunto con Ankara aveva fatto storcere il naso a qualcuno, con il passare dei giorni le perplessità continuano ad aumentare. Prima di tutto c’è l’aspetto legale, con associazioni umanitarie, ong e pure le Nazioni Unite, che contestano apertamente l’idea di rimandare sistematicamente verso la Turchia tutti i migranti, siriani inclusi, in arrivo sulle coste greche. Il principio, sostengono i critici, contrasta con il divieto di espulsioni collettive, ma anche con gli obblighi secondo cui l’Ue dovrebbe analizzare in modo individuale la domanda di ogni richiedente asilo. Per non parlare del fatto che Ankara concede lo status di rifugiato solo a cittadini europei, avendo ratificato la Convenzione di Ginevra ma non il protocollo che ne elimina gli originari limiti geografici.
Obiezioni, queste, avanzate non più soltanto da osservatori esterni ma ora anche da chi l’accordo lo deve sottoscrivere. È il caso della Spagna, il cui ministro degli Esteri, José Manuel Garcia-Margallo, ha chiarito: Madrid “si oppone radicalmente a qualsiasi espulsione di tipo collettivo” e per questo l’intesa di principio raggiunta tra Ue e Turchia “ci è parsa dal primo momento inaccettabile”. Ma per i servizi giuridici della Commissione europea il “pre-accordo” raggiunto con Ankara è invece “legale”, continua a ribadire il portavoce dell’esecutivo comunitario, ricordando le parole del presidente Jean-Claude Juncker che lo ha definito sia “legalmente fattibile che una buona opzione”. Domani l’esecutivo comunitario presenterà anche un approfondimento tecnico con cui spera di dimostrare che la bozza di accordo non viola né le leggi europee né le convenzioni internazionali.
Ma quello legale non è l’unico ostacolo all’intesa. A complicare le cose c’è anche la posizione di Cipro che alla luce dei rapporti a dir poco complicati con la Turchia, ha fatto sapere che si opporrà a qualsiasi tipo di accordo che includa anche l’apertura di nuovi capitoli negoziali per dare nuova energia al processo di adesione di Ankara all’Unione europea. Una resistenza, quella di Nicosia, che non è stata vinta nemmeno con la visita del presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, che oggi è volato a Cipro per provare a risolvere la questione. Ankara, ha ricordato il presidente cipriota Nikos Anastasiadis “ha definito Cipro come ‘defunta’” e ha ribadito, anche recentemente, di non riconoscere il paese. Per questo “la Repubblica di Cipro non intende acconsentire all’apertura di alcun capitolo negoziale”, elemento che il governo turco ritiene invece fondamentale per l’intesa.
Una bella gatta da pelare per Tusk che ha infatti dovuto modificare di nuovo la sua agenda e stasera volerà in Turchia per tentare di regolare la questione. Il pre-accordo raggiunto, spiega il presidente del Consiglio europeo alla luce delle obiezioni, “deve essere ribilanciato e deve essere accettabile per tutti i ventotto e per le istituzioni Ue”. L’obiettivo è chiudere questa settimana ma “non ci siamo ancora”, ammette il presidente del Consiglio europeo. Per il momento infatti la bozza di conclusioni preparata in vista della riunione dei leader europei di giovedì e venerdì rimane molto vaga e lascia fuori tutte le questioni spinose. La speranza è quella di riuscire a riempirla di contenuti dopo gli ultimi incontri di Tusk e nel corso della riunione degli ambasciatori dei ventotto in programma per oggi. (Agenzia Redattore Sociale)