La commozione, quando nel 2019 ha annunciato di non poter più suonare a causa della malattia (“Ho due dita che non rispondono più bene”). La dolcezza, quando recentemente, in lacrime, in una intervista sulla Rai ha visto le immagini della sua orchestra suonare, con la musica in pieno lockdown (“Mi commuove la mia orchestra, la musica è necessità, come respirare, come l’acqua”).
E il batticuore, come ogni volta che lo abbiamo visto con l’inseparabile bacchetta, con la sua camicia aperta o una t-shirt nera su un paio di jeans, dare andamento, tempo, dinamiche ai musicisti della sua orchestra. Indubbiamente Ezio Bosso è stato un direttore d’orchestra, un pianista, un compositore, che ha saputo emozionare.
Fin da subito, da quando nel 2016 Carlo Conti, invitandolo a Sanremo, lo ha fatto conoscere al grande pubblico: con la sua Following a bird conquistò il cuore degli italiani. La notizia della sua morte, improvvisa quanto non inattesa, avrà fatto scendere più di qualche lacrima: era nato a Torino il 13 settembre del 1971. È morto a 48 anni: operato, nel 2011, per un tumore al cervello, gli fu successivamente diagnosticata anche una malattia neurodegenerativa con cui da anni conviveva. (Agenzia DIRE)