Aids, la denuncia di una transessuale: “Sempre più clienti chiedono rapporti non protetti”

MILANO – “Faccio questo mestiere perché mi serve. Ma non so fino a quando vado avanti: con la crisi si guadagna di meno e non si riesce più a lavorare bene con tutti questi clienti che chiedono di fare sesso senza preservativo”. Rosy è una transessuale quarantenne di origine sudamericana: da quasi venti è in Italia e si prostituisce su uno dei tanti viali di Milano che ogni notte si trasformano in un grande mercato del sesso. “Ormai il 60 per cento dei clienti vuole rapporti non protetti, sono disposti a pagare anche il doppio o il triplo”, racconta. Rosy l’ha chiesto esplicitamente ai volontari di Cabiria, l’Unità di strada dell’associazione Naga che offre assistenza sanitaria e legale a chi si prostituisce in strada: “Voglio parlare con un giornalista, tutti devono sapere che cosa sta succedendo. Questi uomini sono un pericolo per noi, per loro stessi e per le loro mogli e partner”. Ci riceve nella sua casa, condivisa con altre due transessuali, che confermano: “Succede soprattutto a Milano, io vado a prostituirmi anche in altre città e clienti del genere mi capitano più raramente”, spiega Anna. “Dico sempre no a questi clienti – aggiunge Rosy – . E così ogni notte lavoro di meno, perché poi ci sono altre prostitute che accettano. È una concorrenza sleale e pericolosa per la salute. Ce ne sono molte sieropositive e ci stanno perché vivono alla giornata, non hanno nulla da perdere. Ma è tutto assurdo”.

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Il primo dicembre viene celebrata la Giornata mondiale contro l’Aids. Una malattia che sembra non fare più paura. “Ho perso un fratello, negli anni ’90, per l’Aids -racconta Rosy-. Con i clienti che vogliono sesso senza preservativo mi arrabbio, glielo urlo in faccia che così è sbagliato. Ma c’è chi mi risponde: ‘Io sono sano. Se non mi preoccupo io, perché ti preoccupi tu?’. Oppure c’è chi fa spallucce: ‘Di Aids ora non si muore più’. Proprio non li capisco, giocano alla roulette russa”. Italiani, stranieri, giovani e anziani: l’azzardo di un rapporto a rischio attira uomini di ogni età e ceto sociale. “Arrivano direttamente dall’ufficio ancora in giacca e cravatta. E mentre ti dicono che non vogliono il preservativo, guardi sui sedili posteriori e vedi il seggiolino dei figli. Ma che razza di uomini sono questi, che non si preoccupano della salute dei loro familiari?”. Rosy ogni sei mesi fa le analisi del sangue per controllare di non aver contratto malattie. “Sono sana e voglio rimanere tale. Ed è anche una forma di rispetto verso i clienti. Il problema è che sono loro a non rispettare noi. Se poi si ammalano, le untrici siamo noi prostitute. Ma non è così. Semmai il contrario, sono loro che non usando protezioni prima o poi si infettano. Non solo: dato che non fanno analisi, cominciano a infettare gli altri”.

Non solo in strada, ma anche nelle case e nelle discoteche va di moda la “roulette russa”. Sui siti di annunci c’è chi offre e chi chiede “sesso al naturale”. “I privé di alcune discoteche sono ricettacoli di infezioni -racconta Rosy-. Al titolare di una discoteca l’ho detto chiaramente: ‘ma perché non metti un vassoio di preservativi, costano poco, con tutto quello che guadagni!’. Mi ha risposto che non sono affari suoi”. (Agenzia Redattore Sociale)