Ail: volontariato non solo nell’ emergenza, vogliamo costruire sanità 2.0
“Il volontariato non vuole essere chiamato sono nell’emergenza. Il volontariato è diventato un fattore sociale irrinunciabile, da protagonisti dell’emergenza ad attori imprescindibili nella quotidianità. Nella pandemia stiamo stati presenti con i nostri volontari senza nessuno ci avesse convocati. E lo abbiamo fatto senza paura, ma non vogliamo più essere di contorno o subentrare nell’emergenza, ma partecipare dall’inizio a un processo di costruzione di una nuova sanità 2.0. Vogliamo essere partner affidabili e riconosciuti”. Sono le parole di Sergio Amadori, presidente dell’Ail, l’Associazione italiana leucemie, linfomi e mieloma, in occasione della due giorni del convegno ‘Curare è prendersi cura’ nel salone d’onore del CONI, a Roma, oggi e domani, 2 ottobre.
“Dovevamo evitare gli ospedali perché luoghi del contagio, durante i primi mesi della pandemia- racconta Amadori- eppure abbiamo accompagnato i pazienti nei nosocomi, a fare le terapie, le visite di controllo ove possibili. Tutto questo nell’ambito della Oncoematologia è stato estremamente diluito, ridotto: I reparti adibiti sono stati saccheggiati di colleghi prestati all’emergenza”, denuncia il presidente.
“Nonostante questo però siamo riusciti a tenere, ma ora dobbiamo rendere quello che un tempo era il migliore sistema del mondo in un sistema che deve rinascere, perché la pandemia ha scosso tutto il Servizio sanitario nazionale dalle fondamenta. La nostra attività ora- invoca Amadori- si declina con la formazione dei volontari, una migliore partecipazione e come motore di ripartenza nell’attuale realtà sociale ed economica”, conclude.