Aleppo, una città squartata dalla guerra. Zein Al-Rafai vince il Rory Peck Award
ALEPPO – Compassionevole e misurato. L’obiettivo della sua telecamera, i giudici del Rory Peck Award lo hanno definito così ed è per questo che gli hanno conferito il premio sezione notizie. Quelle registrate da Zein Al-Rifai, ventottenne siriano, sono immagini forti, di quelle che di solito i media italiani sono abituati a censurare. Troppo crude. Troppo vere.
Ed eccola Aleppo, ex capitale economica della Syria, come si presentava tra giugno 2014 e febbraio 2015 a seguito degli attacchi del regime. Purtroppo ad oggi le cose non sono cambiate molto. “La mia città – scrive Zein sull’Indipendent – è stato squartata dalla guerra e ha visto cose che sfidano ogni immaginazione. Le parole non possono rendere giustizia. Si tratta di una città in cui convivono amore e guerra, infanzia e morte, dolore e sofferenza”.
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Prima dell’inizio della rivolta siriana nel marzo 2011, Zein era uno studente di letteratura francese all’Università di Aleppo. “Poi mi sono unito alle proteste contro la dittatura di Assad – scrive ancora sull’Indipendent – Quando sono iniziate le manifestazione pacifiche, usavamo i nostri cellulari per filmare ciò che avveniva. Postavamo le immagini sui social network affinché il resto del mondo potesse vederle. Per questo motivo sono stato fermato diverse volte dalla polizia”.
Quando l’anno successivo, la stampa indipendente è riuscita ad arrivare ad Aleppo, Zein si è avvicinato al mondo del giornalismo diventando una guida per i giornalisti stranieri.
Alla fine del 2012, lui ed altri amici hanno dato vita al Media Center di Aleppo, divenuto punto di riferimento per i media internazionali. Da lì in poi Zein ha iniziato a collaborare come freeleance per diverse agenzie di stampa ed emittenti televisive, tra le quali Afp TV e Al-Jazeera.
Pochi mesi fa, Zein è stato ferito mentre riprendeva gli scontri, gli ennesimi, tra le forze di opposizione e quelle di regime. È stato trasferito in Turchia per essere curato.
Qualche giorno fa il prestigioso riconoscimento. A questo ragazzo divenuto reporter per necessità e che coltiva una speranza: rivedere un giorno il sorriso sui volti dei bambini del suo Paese. Senza Assad. Senza l’Isis.
Francesca Caiazzo