Amianto, Papa riceverà malati
MILANO – I malati di mesotelioma e i loro familiari saranno ricevuti domani da Papa Francesco, alla vigilia della Giornata mondiale contro l’amianto prevista per il 28 aprile. “Non è facile descrivere le sofferenze, la convivenza, l’angoscia di tutti coloro che sono stati esposti alle fibre killer dell’amianto e di conseguenza affetti da varie patologie. Non è facile descrivere di colleghi affetti che si spengono giorno dopo giorno, chiedendo aiuto. Essere al loro fianco e sentirsi impotenti è frustrante, perché non puoi aiutarli e sai che il loro destino è già segnato”, scrive nella lettera inviata al Pontefice Salvatore Nania, presidente del Coordinamento nazionale amianto. Sarà composta da un centinaio di persone la delegazione che rappresenterà tutti gli esposti all’amianto d’Italia. “Parteciperemo all’udienza generale del Santo Padre, che dedicherà uno spazio anche a questo tema”, sottolinea Nania.
Nei giorni scorsi il Coordinamento nazionale amianto ha inviato una lettera al Pontefice per spiegare in quali condizioni vivono migliaia di persone. Secondo il Registro nazionale mesoteliomi di Inail, dal 1993 al 2012 sono stati accertati 21.463 casi di mesotelioma, tumore per ora incurabile. Il 69,5% dei malati ha respirato fibre di amianto nell’ambiente di lavoro, il 4,8% è un familiare di un lavoratore esposto all’amianto, il 4,2% ha avuto un’esposizione ambientale, 1,6% per svago o hobby. Per il 20% dei casi non si è riusciti a risalire al tipo di esposizione.
“Certamente alle sofferenza degli ex esposti va unita la sofferenza dei famigliari che accudiscono o che hanno accudito con affetto, amore e dedizione queste persone che, oggi, non ci sono più – scrive il presidente del Coordinamento nazionale-. Ci siamo trovati senza alcuna informazione né protezione, abbiamo messo a rischio anche i famigliari per gli indumenti usati per il lavoro e portati a casa per lavarli”.
“Certamente, in tutti questi anni, fin dal 1908, i datori di lavoro conoscevano benissimo i rischi sulla salute causata dalle fibre di amianto, purtroppo si è privilegiato il reddito finanziario, il guadagno facile proveniente dall’uso di detto minerale, trascurando gli ambienti di lavoro e l’integrità psicofisica di tutti coloro che, per anni, sarebbero stati esposti. Esiste, inevitabilmente, una grande responsabilità dei datori di lavoro, così come delle istituzioni e dei governi che si sono succeduti negli anni, questi erano e sono interessati più alla politica e ai profitti che alla tutela della salute”.
“Ancora oggi, dopo 23 anni dalla messa al bando dell’amianto, dobbiamo affermare che, giornalmente, le Associazioni e i Comitati degli ex esposti e delle vittime da amianto, sono costretti a lottare contro l’Inail che non riconosce le malattie professionali. L’Inail non riconosce le rendite ai superstiti del lavoratore o della lavoratrice deceduti per esposizione all’amianto e ci costringe ad effettuare ricorsi legali che hanno un percorso lunghissimo e intasano i tribunali”. (Agenzia Redattore Sociale)