Bando Agenzia Delle Entrate, Mga: “Scritto per studi legali che sfruttano avvocati dipendenti di fatto”
Pubblichiamo di seguito una nota dell’MGA – Sindacato nazionale forense.
Il bando di Agenzia delle Entrate è scritto per gli studi legali che sfruttano gli avvocati dipendenti di fatto.
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Grandi levate di scudi, in questi giorni – ormai mesi – vuoti di politica forense, per il nuovo bando della Agenzia delle Entrate; non tanto per i prezzi, ma per il beneficio, di reddito minimo di 50.000 euro per gli aspiranti.
Potranno dunque ambire alle allettantissime parcelle dell’ente solo gli avvocati che aperti dimostrare tali introiti: chiusi fuori dalla porta gli avvocati un reddito basso.
Qualcuno ha provato ad ipotizzare che si tratti di un bando costruito apposta per chissà chi: ma il complottismo manettaro in questa storia c’entra poco o niente.
E’ molto più semplice di così: siccome si intende spendere per l’assistenza legale somme davvero irrisorie, molto ma molto lontane dal concetto di “equo compenso” di cui molti si sono vanamente riempita la bocca, Agenzia delle Entrate punta ad attirare gli studi che si valgono del lavoro sottopagato e sotterraneo di molti piccoli colleghi, dipendenti di fatto del loro causificio, che garantiscono allo studio titolare una grossa mole di lavoro – spesso seriale – a poco prezzo, per cui diventi conveniente e possibile lavorare su una miriade di processi che rendono poco se valutati singolarmente, ma tanto se gestiti in grosse quantità.
Torna dunque prepotente, ma i vertici ufficiali dell’avvocatura tacciono prudentemente, il tema dell’avvocato dipendente di fatto da studi medi e grandi.
Il bando dell’Agenzia dell’Entrate si fonda sullo sfruttamento degli avvocati a reddito basso costretti a lavorare – spesso al nero e per lo più sottopagati – sotto padrone.
La questione, però, è scabrosa, e fa paura a tutti.
Il Congresso di Catania di è di fatto rifiutato di decidere sul punto, anche grazie alla condotta tafazziana di ANF.
Il Ministro della Giustizia Bonafede, alla richiesta di un incontro sul punto avanzata ormai due mesi or sono da MGA e CGIL – uniche formazioni che abbiano presentato una proposta di legge sul punto – ha risposto con un tombale silenzio, manco la cortesia di dire: no, con voi non ci parlo; tutto impegnato, il poverino, a farsi protagonista di video manettari di dubbio gusto per un ministro e per un sedicente avvocato.
Tutte le altre associazioni forensi, che promettevano regolamentazioni della questione che non infrangessero il tabù del lavoro dipendente nell’avvocatura (“ah, vergogna, l’indipendenza della vergine avvocatura brutalmente stuprata!”) tacciono, come se la faccenda fosse un falso storico, come se gli avvocati dipendenti di fatto non esistessero, come se non avessero discusso e promesso.
OCF, che pure ha dedicato alla questione e alla proposta di legge MGA-CGIL diverse sue sessioni, fa orecchie da mercante, impegnata in chissà quali questioni di vitale importanza per la categoria di cui nessuno sa nulla.
Insomma, gli avvocati a reddito basso, gli avvocati che fatturano tutti i mesi per lo stesso collega, gli avvocati a 7-800 euro al mese per dodici ore di lavoro al giorno non interessano a nessuno.
E voi vi stupite per il bando di Agenzia delle Entrate.
Sveglia, colleghi.
Dormire con la zizza in bocca va bene solo fino a quando la suddetta mena latte: ma è stato bello e vuoto, è stato accorgendo sulla tua pelle.
E ‘ora di svegliarsi, sì.
MGA – Sindacato nazionale forense