Bologna, dal Rizzoli ad Asmara per curare i piedi di 800 bimbi
BOLOGNA – Dal Rizzoli di Bologna ad Asmara in Eritrea per curare i bimbi con gravi malformazioni ai piedi e per ‘insegnare’ ai medici locali. Hanno iniziato a recarsi nel paese africano nei periodi di ferie o chiedendo l’aspettativa, poi l’Istituto ortopedico Rizzoli ha organizzato vere e proprie missioni e un gruppo di medici e infermieri, assieme ai colleghi locali, è riuscito a visitare 800 bambini e operarne 400. Tutti quanti con malformazioni, anche gravi, ai piedi. All’ospedale Halibet di Asmara, intanto, sono arrivate macchine per la sala operatoria che al Rizzoli venivano sostituite, ma che hanno ancora 10 anni di vita davanti e sono perfettamente funzionanti. E dunque, oggi, ben due sale operatorie sono attive. Infine, grazie al lavoro di formazione sui medici e gli infermieri eritrei, portato avanti dai professionisti bolognesi, oggi ad Asmara si possono curare i bimbi in maniera autonoma. I medici locali, infatti, che avevano esperienza soprattutto in traumatologia, spesso non erano in grado di risolvere le patologie che i bambini avevano dalla nascita, e che in Italia sono risolte anche senza la chirurgia.
Tutto è avvenuto grazie al progetto “Camminiamo insieme“, nato dalla collaborazione del Rizzoli con l’associazione “Annulliamo la distanza” e Unicef, che dal 2009 a oggi ha lavorato proprio per salvare i piccoli da una malformazione, il piede torto, che li può ridurre alla disabilità o addirittura all’amputazione dell’arto. Tramite donazioni e molto lavoro di volontariato, all’Halibet con 300.000 euro sono state create due sale operatorie (una sola, nuova, ne costerebbe 500.000), mentre le missioni sono costate circa 200.000 spiegano stamane in una conferenza stampa il direttore generale del Rizzoli Francesco Ripa di Meana e il responsabile dei progetti sanitari di “Annulliamo la distanza”, Franco Riboldi.
Ma, aggiunge Ripa, “se si pensa a quanto impegno e tempo è stato occupato in maniera volontaria in questo progetto, il valore economico è molto maggiore”. Una buona parte del lavoro dei professionisti poi, è stata dedicata proprio alla formazione dei colleghi, con il motto, precisa Riboldi “di diventare inutili il prima possibile”, cioè di rendere completamente autonomi i medici e gli infermieri eritrei. Ora l’intenzione dell’associazione, oltre a proseguire nel lavoro di formazione dei professionisti e nella manutenzione delle macchine sarebbe di risistemare anche la zona della degenza, in modo da avere un reparto completamente risistemato.
Sull’esperienza di Asmara verrà pubblicato un progetto di ricerca sulla cura del piede torto, firmato dagli ortopedici italiani ed eritrei che in questo modo fanno il loro esordio nella letteratura internazionale. (DIRE – Redattore Sociale)