Bonifica Taranto, Mastruzzo: “Ridare ai cittadini quanto spetta loro di diritto”
di Massimo Mastruzzo, Direttivo nazionale M24A-ET – Movimento per l’Equità Territoriale
Le risorse destinate alle bonifiche dell’area di Taranto, prevista da una norma inserita nel decreto Milleproroghe, rischiano paradossalmente di essere sottratte proprio dai piani di decarbonizzazione di Acciaierie d’Italia, interventi che si vorrebbero finanziare con i soldi sottratti alle bonifiche e ai cittadini di Taranto. Questo sta avvenendo nell’assordante silenzio del presidente Michele Emiliano.
Bisogna sottolineare che nel frattempo alcune attività, come la rimozione dei fanghi,
sono già iniziate, mentre altre come quelle correlate alla bonifica delle collinette o della gravina Leucaspide, sono ormai in una fase avanzata. E questo rende, quando ve ne fosse bisogno, ancor più inaccettabile che, arrivati a questo punto, gli importanti interventi previsti vengano bruscamente interrotti per le scelte sbagliate che rischiano di far mancare le, già previste, coperture finanziarie.
Lo spostamento del “tesoretto” di 575 milioni di euro dalle bonifiche alle attività produttive, è un altro regalo di buon anno del ministro Roberto Cingolani: il Mite ha chiesto di ricalcolare i valori epidemiologici che hanno portato alla valutazione del danno sanitario con rischio cancerogeno elevato, questo su sollecitazione di Acciaieria d’Italia permetterà di poter produrre di più e a condizioni meno restrittive.
In sostanza, con l’articolo 21 – “Imprese di interesse strategico nazionale” – del decreto Legge del 30 dicembre, le somme finora rimaste inutilizzate, ovvero 575 milioni, rischiano di non essere più destinate alle bonifiche. Nonostante infatti si stia cercando di chiudere la stalla quando i buoi erano già scappati, esiste ancora uno spiraglio per far rientrare la situazione: i parlamentari Gianpaolo Cassese e Mario Turco si sono fatti promotori di un emendamento al Dl Milleproroghe che sopprima la norma in questione.
M24A-ET sostiene questa iniziativa e ritiene che la sottrazione di 575 milioni di euro per il territorio e per la comunità di Taranto sia semplicemente inammissibile oltre che un’ulteriore inaccettabile sottrazione di diritti alle future generazioni tarantine.