Buon compleanno, Guantánamo
L’avrebbe chiuso, diceva in campagna elettorale. Nel 2009 a firmò un ordine esecutivo che avrebbe dovuto far dimenticare l’orrore. Sono passati sette anni e il presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama, non ha ancora mantenuto la sua promessa. Il carcere di Guantánamo è ancora aperto, ospita un centinaio di detenuti e oggi compie 14 anni.
“Guantánamo rimane aperto perché la politica intende sfruttare la paura genuina di attacchi terroristici da parte dell’opinione pubblica. Invece di individuare misure efficaci e legali per prevenire quegli attacchi, i membri del Congresso passano il tempo a giocare con le vite di decine di uomini che potrebbero morire dietro le sbarre senza neanche essere stati processati” – ha dichiarato Naureen Shah, direttrice del programma Sicurezza e diritti umani di Amnesty International Usa.
Era l’11 gennaio del 2002, esattamente quattro mesi dopo gli attacchi al World Trade Center, quando il campo di prigionia statunitense di massima sicurezza entrò in funzione. Era qui, all’interno della base navale di Guantánamo, sull’Isola di Cuba, che sarebbero stati detenuti i prigionieri accusati di terrorismo.
Da allora circa 800 persone hanno conosciuto gli orrori e le torture di questa struttura detentiva divenuta tristemente famosa in tutta il mondo. Ad oggi, sono 104 i detenuti, 45 dei quali reclusi anche se ne è stato già autorizzato il rilascio. “La popolazione carceraria di Guantánamo potrebbe essere sensibilmente ridotta trasferendo le decine di detenuti di cui è stata già approvato il rilascio. Il Pentagono dovrebbe ricevere dal presidente chiare direttive per il loro trasferimento verso paesi considerati sicuri” – ha aggiunto Shah.
In occasione del 14esimo anniversario dell’apertura di Guantánamo, Amnesty International ha dichiarato che gli ostacoli posti dal Congresso alla chiusura del centro di detenzione rischiano di porre gli Usa tra i paesi che continuano stabilmente a violare gli standard internazionali condivisi in materia di giustizia e diritti umani. “Il presidente Obama – prosegue Shah – ha appena un altro anno per tradurre in realtà il suo impegno a chiudere Guantánamo. Sono in gioco il suo lascito in tema di diritti umani, così come quello degli Usa. Non sarà facile, ma il presidente Obama può e deve riuscirci”.
Molti prigionieri sono già stati traferiti in Paesi terzi ma Obama vorrebbe trattenere nelle carceri americane alcuni dei detenuti per motivi di sicurezza nazionale, incassando il parere contrario del Congresso. “Così facendo – ha sottolineato Shah – cambierebbe solo il codice di avviamento postale di Guantánamo e si darebbe alle prossime amministrazioni un precedente pericoloso. Il presidente Obama deve porre fine, e non spostarla altrove, alla detenzione a tempo indeterminato senza processo. I detenuti che non possono essere trasferiti – ha concluso Shah – dovrebbero essere processati nei tribunali federali oppure rilasciati e dovrebbero essere aperte indagini sulle torture e sulle altre violazioni dei diritti umani commesse a Guantánamo”.
Redazione