Cancro, anche la Calabria sostenga le pazienti oncologiche per l’acquisto di parrucche
(di Francesca Caiazzo) CROTONE – La prima è stata la Toscana, l’ultima, in ordine di tempo, la Puglia. Sono nove le Regioni italiane, che hanno approvato una legge per concedere un contributo economico alle pazienti oncologiche, che devono sostenere l’acquisto di una parrucca in seguito al trattamento chemioterapico.
I criteri e i requisiti variano da regione a regione, ma ciò che accomuna tutti i provvedimenti è la risposta di civiltà che viene data alle esigenze di donne, pazienti, che ogni giorno combattono per la vita.
Accettare una diagnosi di tumore non è mai facile. Ed è da quel momento che comincia la battaglia. Portata avanti attraverso una forza interiore spesso inaspettata. Che spinge queste donne ad andare avanti nonostante la malattia, nonostante le incertezze, le paure, le angosce. La speranza di guarire è più forte dello stesso dolore.
Ma mentre si lotta, ogni donna ha diritto a mantenere la propria essenza, la propria femminilità. E l’alopecia – per alcuni trattamenti chemioterapici – è forse l’effetto collaterale più evidente, quello che sembra quasi marchiarti a livello sociale. “Eccola, quella donna ha un cancro”. Invece, una donna malata di tumore vuole solo sentirsi normale. E una parrucca, a volte, aiuta. Perché non si tratta di un semplice vezzo estetico, ma di uno strumento che potrebbe migliorare la qualità della vita delle pazienti. Non a caso, la parrucca utilizzata dai pazienti oncologici rientra a pieno titolo tra i dispositivi medici e per questo le spese sostenute possono essere detratte fiscalmente nel momento della dichiarazione dei redditi. Ma non basta.
Non tutte le donne però posso permettersi un acquisto del genere, anche perché le parrucche di qualità hanno costi elevati. I prezzi oscillano tra 400 e 2000 euro. Una spesa che va aggiunta a tutte le altre che ogni paziente oncologico deve sostenere durante la malattia.
Anche la Calabria, dunque, potrebbe trovare una voce di bilancio da dedicare a iniziative come questa. Una legge che non può non mettere d’accordo tutti. Non è una questione di politica, è una questione di civiltà.