Cancro, tre morti in meno di una settimana a Isola di Capo Rizzuto: una strage silenziosa ignorata dallo Stato
(editoriale di Francesca Caiazzo) – Una comunità scossa. Non potrebbe essere altrimenti. Isola di Capo Rizzuto piange la morte di tre persone, decedute in meno di una settimana. A causa del cancro. L’ultimo, ieri sera, Filippo, trentenne. Intere famiglie distrutte da un dolore lancinante, che contagia e deprime. Perché mentre in una casa si prega attorno a una bara, in quella accanto c’è qualcuno che continua a lottare. Con la speranza che la sua malattia abbia un epilogo diverso, con l’immensa paura che possa accadere ancora. Di nuovo. Questa volta nella propria famiglia. Perché da queste parti, non c’è famiglia che non abbia perso una persona amata per colpa di questa bestia. Eppure, ci vengono a dire che è tutto nella norma. Che secondo i dati del Registro Tumori Cosenza-Crotone accreditato recentemente dall’Airtum, i casi di patologie tumorali riscontrati nella provincia pitagorica sono nella media, almeno rispetto ai dati relativi alle regioni meridionali. Quindi siamo come la Puglia con l’Ilva, la Basilicata con l’ex Liquichimica, ex Enichem ed ex Materit, la Campania e la Terra dei Fuochi. E dovremmo stare tranquilli? Dovremmo continuare a credere che è solo colpa della sfortuna e dei nostri cattivi stili di vita se continuiamo ad ammalarci e a morire?
L’inquinamento causato da decenni di attività industriale non c’entra. Le scorie sotterrate tra Crotone, Isola di Capo Rizzuto e Cutro sono innocue. Già, noi che chiediamo indagini e studi seri sulla popolazione siamo solo dei complottisti frustrati che vogliono vedere il marcio ovunque. Ma il marcio lo mangiano, lo respiriamo. Ci camminiamo sopra. E ci sta uccidendo. Ci dicono che è anche colpa nostra, che non facciamo prevenzione. Ma avete mai provato a prenotare una visita in ospedale? Le liste d’attesa sono talmente lunghe che rischi di morire ancor prima di sottoporti a un qualsiasi controllo. E il tempo, quando si parla di tumori, non è dalla tua parte. Così non resta che pregare. E pagare. Pagare centinaia di euro per farti visitare magari da quello stesso dottore che avrebbe dovuto visitarti in regime di Servizio Sanitario Nazionale.
Inizi le cure e scopri che nonostante un paziente oncologico abbia diritto a diverse esenzioni e agevolazioni, alcuni farmaci li devi acquistare, non sono rimborsabili. Scopri che la sanità pubblica della città di Crotone non offre un servizio completo per le cure e per accompagnarti verso l’agognata guarigione. Non è dotata della strumentazione necessaria, come la Pet o un acceleratore lineare per la radioterapia, ad esempio. Così tocca spostarsi, viaggiare per vedersi riconosciuto quel sacrosanto diritto alla salute garantito costituzionalmente. (LEGGI IL VIAGGIO DEI PAZIENTI DA CROTONE A CATANZARO PER SOTTOPORSI A RADIO TERAPIA) Disagi per i pazienti, spese in più per le famiglie e per le casse pubbliche. Perché la mobilità sanitaria costa. Sarà anche vero che i soldi non fanno la felicità, ma possono comprare cure e trattamenti.
E di fronte a ogni uomo, donna, bambino che smette di respirare, lo Stato – rappresentato in ogni sua forma a livello centrale e locale – dovrebbe vergognarsi. Perché con i suoi disservizi, con la sua assenza, col suo abbandono non solo mortifica la nostra dignità ma si rende complice di una strage silenziosa. Che conviene ignorare. Altrimenti bisognerebbe individuare colpe e responsabilità. Ma voi l’avete mai visto uno Stato reo confesso?