Catanzaro: La Casa di Nilla, “nido” per i bambini vittime di violenza
CATANZARO – Durante lo scorso anno, La Casa di Nilla di Catanzaro ha ospitato prevalentemente ragazzine (di età compresa tra gli 11 e i 14 anni) che hanno subito abusi sessuali in famiglia. I ragazzini, approdati al centro, sono stati quelli vittime della violenza fisica e della trascuratezza dei familiari. Sono casi di infanzia violata espressione di tutto il territorio calabrese; nello specifico il 64, 2 per cento dei casi fa riferimento a Catanzaro, il 15,4 per cento a Cosenza, il 9,3 per cento a Reggio calabria, il 6,6 per cento a Vibo e il 2,9 per cento a Crotone. Sono alcuni dei dati salienti del bilancio stilato dagli operatori sociali del centro specialistico della regione Calabria per la cura e la tutela di bambini ed adolescenti, vittime di abuso sessuale e maltrattamento.
La struttura, unica in tutto il Sud, offre un approccio multidisciplinare per la gestione del complesso fenomeno dell’abuso e del maltrattamento all’infanzia e all’adolescenza. La Casa di Nilla è situata a sette chilometri dal centro di Catanzaro, in una villa di 450 metri quadrati immersa nel verde. Intorno alla villa ci sono oltre 3 mila metri quadrati di terreno adibito a giardino attrezzato, frutteto e castagneto, dove gli ospiti della struttura possono deliziarsi anche nelle attività dell’orto sociale. Nei suoi 9 anni di vita, il centro catanzarese ha seguito 416 casi di bambini e ragazzi che hanno vissuto almeno una situazione di violenza sessuale, abuso fisico o altre forme di maltrattamento severo. Si tratta di circa un caso a settimana. Il bilancio sociale dell’ultimo anno di attività della Casa di Nilla è stato presentato nella sede della Cittadella regionale a Catanzaro alla presenza di rappresentanti istituzionali, operatori sociali, esperti del settore. “Dopo 9 anni di intensa attività – ha dichiarato Giancarlo Rafele, direttore della struttura – possiamo dire che siamo un centro d’eccellenzache si confronta con tante altre realtà simili, sia in Italia che all’estero. Tuttavia, nel nostro Paese restiamo ancora un’esperienza isolata: non esiste ancora un’altra Casa di Nilla”. Giovanni Lopez, psicologo del centro, ha evidenziato: “I bambini calabresi vittime di violenza e abusi non vanno abbandonati a loro stessi. Molti dei nostri piccoli ospiti hanno iniziato in maniera proficua tutto un percorso per superare il loro drammatico vissuto e per potersi reinserire propositivamente nella società”.
Un reinserimento sociale certamente non facile perché la Calabria non è proprio attrezzata in questo senso. “Noi della Casa di Nilla – ha aggiunto Lopez – ci stiamo praticamente inventando anche questa seconda fase di approccio con la realtà circostante, vista la carenza di mezzi e strutture”. A questo proposito la cooperativa che fa riferimento alla Casa di Nilla ha creato delle opportunità occupazionali per gli ospiti del centro; si tratta in pratica, di attività relative all’agroalimentare legate alla produzione di miele, birra e vino. Per Mauro Lusetti e Paola Menetti, presidenti nazionali di Legacoop e Legacoopsociali, “con questa particolare esperienza si sta scrivendo una nuova pagina nel mondo dell’associazionismo. Davvero una realtà da studiare e mutuare sui vari territori”. L’assessore regionale alle Politiche sociali, Federica Roccisano, ha ribadito la volontà dell’amministrazione regionale di voler puntare su queste esperienze positive che incidono concretamente nel contesto reale, favorendo l’inclusione di soggetti deboli, svantaggiati. (Agenzia Redattore Sociale)