Chiesa e pedofilia, Osservatorio Minori: “Serve revisione Concordato”
Una proposta di revisione del Concordato tra la Santa Sede e lo Stato Italiano in merito alla collaborazione per la lotta alla pedofilia e di abuso sessuale nei confronti dei minori da parte dei chierici. E’ quanto chiede l’Osservatorio sui Diritti dei Minori in una lettera indirizzata alle più alte cariche dello Stato, a Papa Francesco e al Segretario di Stato Vaticano. Per il presidente e il vicepresidente dell’Osservatorio, Antonio Marziale e Antonino Napoli, che firmano la missiva, è necessario “un intervento immediato finalizzato a rivedere il Concordato tra lo Stato Italiano e la Chiesa Cattolica al fine di riconoscere ai vescovi, oltre alla loro alta funzione morale, quella di pubblici ufficiali e di obbligare loro di deporre o di esibire documenti in merito a quanto conosciuto o detenuto per ragione dei loro uffici”.
La richiesta di revisione del Concordato, arriva a pochi giorni dall’arresto di un sacerdote della Diocesi di Oppido-Palmi, in Calabria, che “ha evidenziato che il fenomeno della pedofilia tra i prelati nella Chiesa cattolica è ancora attuale e che tutti gli interventi fino ad ora intrapresi non hanno sortito i risultati sperati. Dalla lettura dell’ordinanza di custodia cautelare emessa a carico del sacerdote Antonio Tropea – scrivono Marziale e Napoli – emerge che il vescovo della diocesi, S.E. Mons. Francesco Milito, pur essendo a conoscenza delle contestazioni mosse al chierico, non ha collaborato con le istituzioni dello Stato Italiano e non lo ha rimosso dall’incarico di parroco di Messignadi, frazione di Oppido Mamertina. Dopo che la bufera mediatica ha coinvolto anche il vescovo, nella sua funzione di autorità morale, questi si è difeso – si legge ancora nella lettera – riferendo di aver scrupolosamente adempiuto al proprio dovere comunicando, come gli era imposto dalle leggi canoniche, i fatti appresi ai propri superiori gerarchici all’interno della Chiesa.
E’ evidente che si rende necessario un immediato intervento legislativo, concordato tra lo Stato del Vaticano e quello Italiano, al fine di coordinare e rendere effettiva la lotta ai fenomeni di pedofilia che si celano all’interno della Chiesa Cattolica”.
Marziale e Napoli entrano, quindi, nel dettaglio: “Nelle “Linee guida per i casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici” del 28 marzo 2014, la Conferenza Episcopale Italiana ha affermato che: «Nell’ordinamento italiano il Vescovo, non rivestendo la qualifica di pubblico ufficiale né di incaricato di pubblico servizio, non ha l’obbligo giuridico di denunciare all’autorità giudiziaria statuale le notizie che abbia ricevuto in merito ai fatti illeciti oggetto delle presenti Linee guida».
La Legge Italiana, inoltre, pur stabilendo che: “Ogni persona che ha notizia di un reato perseguibile di ufficio può farne denuncia” (art. 333, comma 1 del Codice di Procedura Penale), limita ai “pubblici ufficiali” ed agli “incaricati di un pubblico servizio”, allorquando «hanno notizia di un reato» (art. 333, comma 1, c.p.p.), l’obbligo di denuncia, salvo che non si tratti «di un delitto contro la personalità dello Stato» che, invece, impone a chiunque di sporgere denuncia (art. 364 Codice penale).
Sempre col predetto documento, i Vescovi Italiani hanno ritenuto che pur essendo “importante la cooperazione del Vescovo con le autorità civili”, secondo la legge Italiana e il Concordato, “i Vescovi sono esonerati dall’obbligo di deporre o di esibire documenti in merito a quanto conosciuto o detenuto per ragione del proprio ufficio” e che la normativa della Santa Sede stabilisce che l’obbligo di leale collaborazione con l’autorità giudiziaria civile, introdotto da Benedetto XVI, deve comunque rispettare il diritto vigente nei singoli Stati.
Solamente “Qualora il denunciante dovesse decidere di sporgere denuncia in sede civile, la competente Autorità ecclesiastica, nel rispetto della vigente normativa canonica e civile, provvederà a fornirgli tutto l’aiuto spirituale e psicologico necessario, con ogni premura verso le vittime”. Nessun riferimento specifico – sottolineano Marziale e Napoli – salvo un generico aiuto spirituale e psicologico alle vittime, vi è alle modalità di collaborazione tra lo Stato Vaticano e quello Italiano ed all’obbligo di comunicazione dei risultati dell’indagine interna alla Chiesa, anche quando questi dimostrano in modo incontrovertibile la responsabilità dei preti coinvolti”.
Alla luce di tutto questo, per l’Osservatorio sui Diritti dei Minori appare evidente che “solo attraverso una riforma dei Patti Lateranensi, tesa all’esclusivo interesse del minore abusato, la Chiesa e lo Stato riusciranno a coordinare la lotta alla pedofilia ed a creare le condizioni per sconfiggerla ricordando che Gesù Cristo stesso ha affermato che: “È meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino e venga gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi! (Luca 17:1-3)”.
Redazione