Cina: abolita la ‘politica del figlio unico’
CINA – Secondo fonti internazionali il governo di Pechino ha deciso di abolire la ‘one-child policy’, ossia la politica di incoraggiare un solo figlio a famiglia. La manovra era in vigore dal 1980, per puntare ad un controllo strategico del volume deografico di uno dei paesi piu’ popolosi al mondo.
Secondo quanto diffuso dall’agenzia di stampa nazionale Xinhua, il partito Comunista cinese ha stabilito l’abolizione la politica del ‘figlio unico’, eliminando cosi’ ogni tipo di restrizione esercitata sulle scelte riproduttive delle coppie. Negli ultimi anni il governo infatti si era già mosso verso questa direzione, allentando le restrizioni introdotte con una legge del 1978- poi implementata nel 1980- che poneva un freno all’espansione demografica. Alle famiglie veniva dunque imposto di mettere al mondo un solo figlio. Solo alle coppie che occupavano le zone rurali- la maggioranza- veniva concesso di avere una seconda ‘opportunità’, nel caso in cui il primogenito fosse una femmina. Nelle campagne infatti l’esigenza di avere un maschio che fornisse maggiore aiuto nei lavori agricoli- e per ragioni anche legate alle tradizioni culturali- ha spinto Pechino ad allentare il pugno di ferro al controllo delle nascite.
La ‘one child policy’ venne introdotta alla fine degli anni ’70 per contenere le nascite, in quello che era già il paese piu’ popoloso al mondo. Questo doveva serivere a limitare la domanda di acqua, elettricita’ e altri beni di primo consumo. Nel 2011, il governo di Pechino annuncio’ che la manovra era stata un successo, poiche’ aveva evitato che venissero al mondo oltre 400 milioni di bambini. Uno studio pubblicato l’anno precedente pero’ smentiva questa tesi: secondo Cai Young (docente all’universita’ del Nord Carolina) e Wang Feng (direttore del Brookings-Tsinghua Center for Public Policy), il contenimento non aveva superato i 200milioni di nascituri, come dimostrerebbe il confronto tra il tasso di fertilita’ registrato nel 1979 e quello del 2009: rispettivamente del 2.75 e dell’1,7.
In conclusione, i due autori osservano che la manovra non e’ stata tanto utile quanto le autorità speravano: oltre ad aver introdotto una ‘ratio di genere’, che ha spinto molte famiglie a preferire il maschio alla femmina, i dati dimostrano che altri fattori hanno ‘gestito’ meglio il controllo riproduttivo dei cinesi: tra il 1970 e il 1979 si e’ registrato una riduzione molto piu’ consistente incoraggiata dalle difficili condizioni economiche delle famiglie, e da quelle riforme sociali che rendevano la famiglia ‘a nucleo ristretto’ un modello più accattivante. (Agenzia Dire)