Clandestinità, abolizione rinviata
ROMA – Sulla depenalizzazione del reato di clandestinità il governo fa “marcia indietro”, o quanto meno prende tempo. Il ministro per le Riforme costituzionali Maria Elena Boschidichiara al Corriere della Sera che “non è il momento”. Il problema è che “occorre preparare prima l’opinione pubblica, non perché abbiamo paura in termini di consensi, ma perché c’e’ un problema di percezione della sicurezza”. Sulla stessa lunghezza d’onda ilministro degli Interni Angelino Alfano che a spiega dalle pagine di Repubblica: “L”introduzione del reato di immigrazione clandestina fu un tentativo di dissuasione, ma non funzionò però non è questo il momento opportuno per andare a modificare quel reato. La gente non capirebbe”. Posizione confermata poi dal presidente del Consiglio Matteo Renzi in un ‘intervista al Tg1.
Dure le reazioni delle associazioni che si occupano della tutela dei diritti umani. Il presidente di Amnesty International Antonio Marchesi commenta: “Nell’aprile 2014, il parlamento aveva dato 18 mesi di tempo al governo per depenalizzare il reato d’ingresso irregolare: un reato che non ha prodotto alcun vantaggio tra quelli ipotizzati nel 2009 da chi lo introdusse e che ha invece compromesso l’accesso ai diritti e alla giustizia e favorito in particolare lo sfruttamento del lavoro migrante; una norma aberrante dal punto di vista dei diritti umani in quanto punizione non di un comportamento ma di una condizione. Il procuratore nazionale antimafia aveva chiesto che venisse annullato, il ministro della Giustizia si era mosso di conseguenza. Ma, passati ampiamente i 18 mesi, secondo quanto riportano gli organi d’informazione, il governo ha fatto marcia indietro, adducendo motivazioni di tipo ‘psicologico’ e comunicativo e facendo prevalere – come già su altre questioni di diritti umani – un calcolo politico e demagogico, stavolta persino rispetto al dato di fatto, ammesso dallo stesso governo, del carattere inutile e controproducente della norma”.
“Il governo deve depenalizzare il reato per non commettere un’omissione legislativa”, commenta l’associazione Antigone. “In questi giorni il governo è impegnato ad esercitare la delega sulla depenalizzazione del reato di immigrazione irregolare per il quale, a torto, si usa la parola ‘clandestina”. Proprio attorno a questo tema si è aperto un dibattito in questi giorni. Un dibattito incolto, insipiente, pieno di stereotipi. Il reato di immigrazione irregolare viene introdotto nella legislazione italiana nel 2009. Il ministro degli Interni era Roberto Maroni. Quello della Giustizia Angelino Alfano. La proposta governativa era molto più dura rispetto agli esiti parlamentari finali, infatti prevedeva una pena di tipo detentivo. Nella sua configurazione finale invece si ridimensionò a reato contravvenzionale sanzionato con un’ammenda. Poco contestato dai giudici in sede cognitiva ha comunque prodotto risultati perversi. Infatti nel tempo le persone condannate a pagare un’ammenda sono state pochissime grazie al buon senso della magistratura che si è resa sostanzialmente conto della follia punitiva, simbolica e non efficientista del legislatore. Quel reato però ha costretto le forze dell’ordine a dirottare verso tale obiettivo sanzionatorio il proprio lavoro così non occupandosi di altri crimini, ben più pericolosi per l’ordine sociale e pubblico”.
“La Corte Costituzionale era già intervenuta sul tema sostenendo che la ‘irregolarità’ non poteva essere ritenuta circostanza aggravante per altro reato commesso. Ovvero se due persone commettono in concorso lo stesso reato è illegittimo punirne uno maggiormente perché immigrato in modo irregolare. Una norma iniqua votata sempre durante gli anni in cui Maroni e Alfano erano ai vertici della sicurezza e della giustizia prima che il governo Berlusconi cadesse sotto la scure della crisi. Poco dopo, ovvero nel 2011, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea aveva imposto la disapplicazione di un altro reato, ben più gravoso, ovvero l’inottemperanza all’obbligo di espulsione del Questore presente nella legge Bossi-Fini del 2002. A seguire il legislatore ha dovuto adeguarsi e abrogare quella norma che produceva invece ben 15 mila ingressi carcerari annui. Siamo nel 2014 e il Parlamento deve votare provvedimenti per decongestionare le carceri dopo la condanna della Corte europea dei diritti umani nel 2013 per le condizioni inumane prodotte dal sovraffollamento. Vi è una proposta di legge sulla depenalizzazione di reati minori. Il deputato di Sel Daniele Farina propone di depenalizzare anche il reato di immigrazione irregolare. Il Pd e i 5 Stelle, questi ultimi dopo referendum in rete, votano a favore.
“Dunque – dichiara il presidente di Antigone Patrizio Gonnella – la legge sulla depenalizzazione prevede che il governo deve depenalizzare il reato introdotto nel 2009 da Maroni e Alfano. Lo ‘deve’ fare. Non vi è discrezionalità sul ‘se’ depenalizzare ma sul ‘come’ farlo”. “Il Governo – conclude Gonnella – commetterebbe un’omissione legislativa di rilevanza incostituzionale qualora non proceda in tal senso”.
Il Naga: “Dibattito strumentale e privo di fondamento”. Afferma il presidente Massarotto: “Di fronte ad un anno così drammatico per chi ha messo la sua vita a rischio per arrivare in Europa, di fronte ai continui naufragi, di fronte alle violenze e, anche, di fronte al coraggio di chi parte, ci sembra grottesco che il dibattito politico sull’immigrazione si sviluppi su un non-tema, eludendo l’esame dell’unica misura realistica da prendere: rendere possibili gli ingressi regolari e dunque sicuri i viaggi”. I servizi legali del Naga continueranno a dare assistenza a chi arriva e a chi è già sul territorio, senza discriminazione alcuna.