Cleto, questa sera “Prove Aperte” di e con Max Mazzotta al castello di Savuto
Questa sera alle ore 21 al castello di Savuto, a Cleto andrà in scena “Prove Aperte”. Racconta le vicende di tre teatranti calabresi Mimì, Cocò e Carminuzzu (folle regista dei nostri tempi) alle prese con l’allestimento di uno spettacolo da rappresentare in un importante teatro con pochi giorni a disposizione e con una compagnia ridotta al minimo indispensabile. Mimì e Cocò fanno fatica a capire le idee del folle regista, la sua poetica e il suo modo di concepire l’arte teatrale, anche perché egli vorrebbe realizzare uno spettacolo incentrato sulla ricerca di «Un teatro moderno che parla dei tempi moderni» e che esprima attraverso metafore il tema della vittima e del carnefice. Questo li porta a sperimentare, in uno spazio ideale che Carminuzzu chiama Quadrato Magico (il magma della creazione), improvvisazioni di «storielle brevi, semplici e dirette», scelta che lo porterà alla creazione di una nuova forma di teatro che chiamerà Flash Art.
Sul palcoscenico l’attore Max Mazzotta, direttore artistico della compagnia teatrale “Libero Teatro” di Cosenza, che ha scritto e che dirige la commedia e che in scena veste i panni di Carminuzzu. Con lui Paolo Mauro nel ruolo di Mimì e Graziella Spadafora in quello di Cocò. Assistente alla regia / consolle Iris Balzano; assistente alla drammaturgia Antonella Carchidi; consulenza costumi Rita Zangari; responsabile tecnico / video Gennaro Dolce.
“Libero Teatro”, composto da diverse figure professionali provenienti da tutte le provincie della Calabria che da quasi venti anni operano insieme all’interno dell’Università della Calabria. Nel 2011 stipula con l’università una convenzione per gestire in Residenza Teatrale il Piccolo Teatro Unical.
Il progetto di Libero Teatro è quello di investire sulle energie creative del territorio, creando opportunità di lavoro in un settore, quello culturale e teatrale di cui la Calabria vanta una grande tradizione. Peculiarità: un interesse a rielaborare opere di grandi maestri del teatro classico e moderno come Shakespeare, Beckett, Brecht, Pirandello e altri; l’utilizzo dei dialetti calabresi sia come traduzione di testi conosciuti che come costruzione ex novo di scritture teatrali, il lavoro sullo spazio scenico, inteso non come luogo fisico, ma come spazio ideale: una zona franca in cui potersi trasformare, spogliare, giocare. Anche questo spettacolo rientra nel progetto “Diteca” , direttori artistici Dante De Rose e Marco Silani, gestito e organizzato dal Teatro della Ginestra e finanziato dalla Regione Calabria.
Le priorità di “Diteca” sono quelle di far incontrare compagnie professionali calabresi con le comunità dove non sempre è presente una programmazione teatrale, creare un indotto economico attraverso la distribuzione delle risorse alle compagnie locali – in modo da favorire una continuità produttiva e artistica – e alle comunità che potranno ridurre i costi delle loro programmazioni. Il progetto è stato pensato come strumento integrativo della politica culturale sui territori. L’azione di “Diteca” si caratterizza per la varietà dei linguaggi, il sostegno a nuovi organismi, la riscoperta delle tradizioni e vocazioni dei territori, la presenza di sensibilità all’interno del mondo della scuola e del disagio sociale. (Comunicato Stampa)