Codice di condotta ong, no anche da Sos Mediterranée
ROMA – Si allarga il fronte dei No al codice di condotta proposto dall’Italia alle ong per regolare il soccorso in mare. Anche l’ong francese Sos Mediterranèe, che non era presente ieri all’incontro al Viminale, dice non poter firmare l’ultima versione prodotta, ma che lo avrebbe fatto se fossero stati presi in considerazione tre emendamenti.
Il primo è quello riguarda le norme per l’idoneità tecnica dei pescherecci di salvataggio. La formulazione attuale – secondo l’ong – non è chiara e potrebbe portare a interpretazioni diverse. Inoltre, bisogna chiarire la questione dei trasbordi: “L’attuale codice di condotta cita una restrizione di tali trasferimenti – spiegano in una nota – ma i trasferimenti sono un mezzo operativo necessario per rendere le attività di soccorso più efficienti e per garantire che gli individui salvati siano portati in un porto di sicurezza. Negli ultimi mesi questo ha permesso alle ong di salvare migliaia di vite umane”. Infine l’ultimo punto riguarda le condizioni per consentire ai funzionari di polizia giudiziaria di accedere ai mezzi di soccorso umanitari. Sos Mediterranée chiede che “non portino armi, per rispettare i principi umanitari di neutralità e indipendenza”. Inoltre, l’ong “chiede che gli ufficiali di polizia giudiziaria non interferiscano con la missione umanitaria”.
Prima di Sos Mediterranèe avevano deciso di non firmare il codice Medici senza frontiere, Jugend Rettent Iuventa e Sea Watch. Proactiva open arms, che inizialmente si era detta contraria ha infine accettato il codice insieme a Save the children e Moas. (Agenzia Redattore Sociale)