COP27, MSF e ICRC: “Cambiamenti climatici, conflitti ed emergenze sanitarie, un mix mortale per i più vulnerabili”
E’ l’allarme lanciato da Medici Senza Frontiere (MSF), il Comitato Internazionale della Croce Rossa (ICRC) e il Movimento Internazionale della Croce Rossa e della Mezza Luna Rossa che, alla vigilia della COP27 – la conferenza ONU sul clima che si terrà a Sharm El Sheikh dal 6 al 18 novembre – chiedono ai leader mondiali di rispettare gli impegni assunti con l’Accordo di Parigi e l’Agenda 2030 e sostenere le popolazioni più vulnerabili nella risposta al cambiamento climatico attraverso soluzioni globali e finanziamenti adeguati.
Il cambiamento climatico non è una minaccia lontana, ma una realtà che sta già colpendo drammaticamente persone vulnerabili in tutto il mondo. In particolare, il clima che cambia sta avendo conseguenze devastanti per le persone che vivono in contesti di conflitto e per chi non ha accesso alle cure mediche di base.
Medici Senza Frontiere (MSF), il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) e il Movimento della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa stanno lavorando a stretto contatto con le comunità dei paesi in cui i cambiamenti climatici si sono drammaticamente sovrapposti ai conflitti armati e alle emergenze sanitarie. Dei 25 paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici e meno pronti ad adattarsi, la maggior parte sta vivendo anche un conflitto armato. In molti di essi le persone non hanno accesso all’assistenza sanitaria di base. Quando si verificano shock climatici in paesi con risorse alimentari, idriche ed economiche limitate, la vita, la salute e i mezzi di sussistenza delle persone sono minacciati.
La Somalia ha sofferto negli ultimi anni cicli irregolari di siccità e inondazioni, che hanno esacerbato una situazione umanitaria già disperata dopo tre decenni di conflitto armato. Le persone hanno poco tempo per adattarsi per la gravità e frequenza di questi eventi.
Le organizzazioni umanitarie hanno anche risposto alle inondazioni in Sud Sudan e in tutto il Sahel, ai cicloni devastanti in Madagascar e Mozambico e alla grave siccità nel Corno d’Africa. La crisi climatica peggiora le crisi sanitarie e umanitarie.
Come attori umanitari, siamo allarmati dalla situazione attuale e dalle proiezioni per il futuro. Nei luoghi in cui operiamo vediamo siccità, inondazioni, invasioni di insetti e un andamento mutevole delle precipitazioni che possono mettere a repentaglio la produzione alimentare e i mezzi di sopravvivenza delle persone. Assistiamo ad eventi meteorologici sempre più estremi e devastanti come i cicloni che distruggono anche le infrastrutture sanitarie di base. Riscontriamo cambiamenti nell’andamento di malattie mortali come malaria, dengue e colera. Conflitti e violenze aumentano il bisogno di assistenza sanitaria d’emergenza, limitando anche la capacità delle strutture sanitarie.
Tutte queste situazioni si stanno verificando in un mondo con una temperatura di 1,2 gradi superiore ai livelli preindustriali, mentre vediamo ogni giorno i più vulnerabili del mondo pagare il prezzo più alto per un problema causato in modo schiacciante dalle nazioni più ricche. Un ulteriore riscaldamento del globo porterà a conseguenze disastrose a meno che non vengano adottate urgenti e lungimiranti misure di riduzione e non venga attivato un sostegno adeguato alle persone e i paesi più colpiti in modo che possano adattarsi ai crescenti rischi climatici.
“Oggi i bisogni stanno già superando la capacità di risposta. Questa è una crisi di solidarietà che sta ora aprendo una crisi di moralità. Il mondo non può lasciare senza supporto le persone che subiscono le conseguenze più tragiche di questa situazione”, afferma Stephen Cornish, direttore generale di MSF Svizzera.
Il supporto finanziario e tecnico deve raggiungere le persone che ne hanno più bisogno, cosa che non sta accadendo al livello necessario. L’impegno assunto con l’Accordo di Parigi per aumentare il sostegno ai paesi a basse risorse non riconosce che un numero significativo di essi è anche colpito da conflitti e dovrebbe avere la priorità. Ad oggi, non sono state mantenute le promesse di ridurre le emissioni di carbonio e sostenere i paesi che subiscono l’impatto maggiore.
“Stiamo assistendo agli effetti gravi e combinati di un aumento dei rischi legati ai cambiamenti climatici e ai conflitti armati, dall’Afghanistan alla Somalia, dal Mali allo Yemen. Il nostro lavoro in questi paesi aiuta le persone a fronteggiare la crisi climatica. Ma gli attori umanitari non possono rispondere da soli a questa moltitudine di sfide. Senza un fermo sostegno finanziario e politico ai paesi più fragili, le sofferenze non potranno che peggiorare”, dichiara Robert Mardini, direttore generale della Croce Rossa Internazionale.
Chiediamo ai leader mondiali di rispettare gli impegni assunti con l’Accordo di Parigi e l’Agenda 2030 e sostenere le popolazioni più vulnerabili e colpite da conflitti ad adattarsi al cambiamento climatico. Tutti insieme dobbiamo trovare soluzioni e assicurare l’accesso a finanziamenti adeguati a rispondere al cambiamento climatico in contesti difficili. Lasciare indietro le persone non è un’opzione.