Corridoi umanitari: dalla Siria a Gioiosa Ionica, sognando Mandela
ROMA – “Vengo da Idlib e, con mio marito e questo piccolino, non vediamo l’ora di conoscere la Calabria”: nella sala d’aspetto dell’aeroporto di Fiumicino, Seba sorride, con Mohamed in braccio. Originaria del nord della Siria, e’ appena arrivata dal Libano, grazie ai “corridoi umanitari” voluti dalla Comunita’ di Sant’Egidio. Un nuovo inizio, che prende gia’ forma: con i giovani di Gioiosa Ionica, terra di olivi e di agrumi, nella cooperativa Nelson Mandela.
“Partiremo in un pulmino con altre due famiglie” racconta Seba. Parla un po’ di inglese, quanto basta per spiegare che da Idlib e’ dovuta fuggire a causa della guerra civile. Da una parte l’esercito di Damasco, da un’altra i combattenti dello Stato islamico, da un’altra ancora i ribelli sostenuti dalla Turchia. Troppo per una famiglia sola, con tre figli. E allora ecco i campi profughi del Libano e un’opportunita’ inattesa: partire per l’Italia, legalmente e soprattutto in sicurezza, grazie ai “corridoi umanitari” ideati dalla Comunita’ di Sant’Egidio, dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia e dalla Tavola valdese.
Oggi a Fiumicino sono arrivati in 50, uomini, donne, bambini, cristiani e musulmani. In 18 continueranno il viaggio insieme, sull’Autostrada del sole, destinazione Gioiosa Ionica. “Sara’ un’esperienza bellissima, che andra’ anche oltre il percorso di accoglienza diffusa che abbiamo avviato anni fa con i progetti Sprar” spiega alla DIRE Maurizio Zavaglia, il vice-sindaco della cittadina.
A Fiumicino e’ arrivato insieme con i figli, alla guida del pulmino che ritornera’ a Gioiosa. Era pronto da settimane, ma oggi dice di sentirsi emozionato. L’impegno e’ ospitare tre famiglie, inserendole nel tessuto sociale e lavorativo di una terra di emigrazione capace pero’ di offrire molto. “Con la cooperativa Nelson Mandela – dice Zavaglia – vogliamo valorizzare le risorse tipiche della nostra terra, a partire dagli agrumi e dall’olio, creando inclusione e sviluppo dal basso anche insieme ai nostri giovani disoccupati”.
Percorsi nuovi, dice il vice-sindaco, necessari anche “per contrastare le mafie e la ‘ndrangheta che ci opprimono”. Con Seba, Mohamed e gli altri, allora. “Anche per far capire”, sottolinea Zavaglia, “che migranti e disoccupati non sono antagonisti ma al contrario possono diventare alleati”. (DIRE)