Crotone, niente fuochi d’artificio per la festa della Madonna di Capo Colonna: vescovo spiega perché
Dopo due anni di pandemia, Crotone torna a festeggiare la sua Madonna di Capo Colonna. Le celebrazioni si terranno dal a metà maggio. Ci sarà la tradizionale fiera mariana, ci saranno le giostre e anche il pellegrinaggio notturno al santuario di Capo Colonna. Ma quest’anno, niente fuochi. Il motivo lo ha spiegato il vescovo di Crotone-Santa Severina, monsignor Angelo Raffaele Panzetta, in un messaggio inviato a tutte le comunità parrocchiali della diocesi che si apprestano ad organizzare le feste patronali. Alla base della decisione, il rispetto per i profughi ucraini e il tentativo di non sprecare soldi in un momento storico di forte crisi economica.
Ecco il messaggio del vescovo:
“In seguito alle nuove disposizioni sanitarie, la vita delle nostre comunità sta gradualmente ritornando ai suoi ritmi consueti. Una particolare dimensione che segna il vissuto credente della nostra gente è quello della pietà popolare che, pur con alcune difficoltà da affrontare, costituisce un’occasione importante per l’annuncio del Vangelo e per la testimonianza della carità.
Un aspetto consistente della pietà popolare è costituito dalle feste religiose che animano il cammino spirituale e sociale delle nostre comunità. Per un corretto vissuto di queste iniziative, ho pensato di offrire alcuni orientamenti per un cammino ecclesiale consapevole e responsabile. Per cui, dopo aver ascoltato il Consiglio Presbiterale, vi offro alcuni criteri di riferimento, una proposta che affido al vostro discernimento e anche un’indicazione normativa.
Queste indicazioni siano tenute in gran conto da tutti, soprattutto dai parroci, dai consigli pastorali e dai comitati che si costituiscono per l’organizzazione delle feste.
1. I criteri fondamentali per organizzare le feste delle nostre comunità sono tre:
l’attenzione all’evangelizzazione della pietà popolare;
la sobrietà per vivere la festa con la responsabilità di comunità che usano con discernimento il denaro;
la solidarietà per vivere la gioia di condividere con i poveri, soprattutto per chi ha perso tutto nella guerra, come tanti fratelli Ucraini;
2. La proposta che sottopongo al discernimento di tutte le realtà ecclesiali che sono coinvolti nell’organizzazione delle feste è la seguente: come scelta di sobrietà e in vista della condivisione, anche per rispetto nei confronti dei numerosi profughi ucraini, per i quali i botti ricordano il dramma del fragore delle bombe che sta distruggendo il loro paese, quest’anno le comunità potrebbero sospendere la programmazione dei fuochi pirotecnici. Si tratta di una scelta (già adottata spontaneamente da alcune parrocchie) che mi pare degna di essere presa seriamente in considerazione da tutti. In ogni caso, penso che sarebbe difficile da sostenere eticamente anche la scelta, operata in tempo di crisi e di povertà diffusa, di “bruciare” somme consistenti di denaro anche per luminarie dispendiose o per spettacoli che risultino economicamente troppo onerosi.
3. L’indicazione normativa, che deve essere rispettata in tutte le feste religiose, è la seguente: una percentuale dell’intera somma, pari al 10% delle offerte raccolte per la festa, dovrà essere destinata alla Caritas parrocchiale, attraverso la quale la comunità avrà la possibilità di fare in modo che la gioia festiva si trasformi in concreta solidarietà con i poveri del territorio e più ampiamente con le esigenze del mondo.
Mentre vi consegno questo testo, sono consapevole che si tratta di indicazioni e proposte che in alcuni casi potrebbero suscitare discussioni e malumori, ma non dobbiamo in nessun caso abbandonare la via di un discernimento razionale che deve essere realizzato alla luce del Vangelo e del tempo particolare che stiamo vivendo.
Colgo l’occasione per portare un caro saluto a tutti nella luce radiosa del Risorto”.