Dal suicidio di Napoli allo stupro di Rimini, lo psicologo: tragedia è superficialità
“La grande tragedia è la superficialità di questi ragazzi che hanno abusato della fiducia di una loro amica per aver un momento di notorietà nel mondo del Web. La faccenda e’ finita in tragedia sottolineando la totale incapacita’ di molti giovani di avere un minimo di dignità e di riservatezza che a quell’età bisogna avere”. Commenta cosi’ Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell’eta’ evolutiva e direttore dell’Istituto di Ortofonologia di Roma (IdO) il suicidio di Tiziana, la 31enne napoletana che ieri si e’ tolta la vita non reggendo più il peso delle immagini hard e dei commenti che circolavano in Rete.
“Tiziana ha voluto far conoscere ai suoi amici una realtà che molto facilmente è stata oggetto di discussioni e di scambi tra di loro. Oggi avviene via chat, 30 anni fa avveniva frontalmente attraverso lo scambio di foto che mostravano il ragazzo o la ragazza conquistati o altre situazioni personali. Questo- sottolinea lo psicologo- indica che i social network, le chat e la Rete in generale sono strumenti che hanno una grande utilità sociale, ma allo stesso tempo possono risultare deleteri per le persone vulnerabili e in situazioni di disagio. Certo- continua lo psicoterapeuta- pensare che sul Web esistano purtroppo dei siti che invitino al suicidio o a seguire dei comportamenti autodistruttivi e’ un grande problema da affrontare in modo radicale. È inaccettabile”.
I ragazzi “stanno sempre peggio”, afferma lo psicoterapeuta dell’età evolutiva: “Osservare persone che attaccano e scherzano su altre persone che hanno tentato il suicidio o che si sono tolte la vita mette in risalto una natura umana impermeabile alle sofferenza e ai valori della vita”.
Al caso di Tiziana segue un’altra tragedia, che si è svolta a Rimini: una 17enne ubriaca è stata stuprata nel bagno di una discoteca e ripresa dalle amiche in un video inviato poi su WhatsApp.
“Non esistono le parole solidarietà, aiuto, amicizia e nemmeno umanità per questo gruppetto di cosiddette ‘amiche’. Assistere a un atto di violenza compiuto verso un’amica inconsapevole, in quanto ubriaca, che diventa per loro una specie di spettacolo da filmare- continua il direttore dell’IdO- ci pone davanti a una situazione aberrante. Queste non sono situazioni isolate ma si ripetono spesso nel mondo giovanile e mostrano molti adolescenti restare addirittura impassibili di fronte a tali avvenimenti, come se fosse una cosa che puo’ accadere senza che li debba stupire”.
Le colpe ci sono, ma per Castelbianco vanno rintracciate negli adulti: “Abbiamo sbagliato tanto. Sarebbe opportuno, oltre che prendere provvedimenti per questi casi, trovare delle soluzioni affinché le prossime generazioni non siano peggiori di queste. I video vanno censurati nel più breve tempo possibile ed e’ opportuno punire coloro che hanno piacere ad inserire nel circuito Web questi video. La punizione non deve essere il carcere ma uno, due o tre anni di servizi sociali pur proseguendo i loro doveri scolastici. L’esperienza di rivedersi in un video Web è estremamente dura e resta un trauma scolpito nella memoria delle vittime- conclude lo psicoterapeuta dell’eta’ evolutiva-, è opportuno che la pena sia di pari rilevanza nella memoria degli aguzzini”. (DIRE)