Dalla pasta fresca al ripieno: le nonne insegnano l'”arte” ai ragazzi con autismo

MODENA – C’è chi prepara le palline di ripieno, chi chiude i tortellini e chi gira la manovella della macchina per tirare la pasta. Sono i ragazzi con disturbi dello spettro autistico che stanno seguendo il laboratorio di cucina “Il tortellante”, creato dall’associazione Aut Aut Modenache associa una settantina di famiglie di ragazzi con autismo e raggiunge qualche centinaio di persone. “È nato come progetto-pilota autogestito da noi genitori, ma ha avuto un grande successo – racconta Silvia Panini dell’associazione – La nostra idea era realizzare un laboratorio per 8 ragazzi da gennaio a giugno, ma si sono iscritti in 21 e ne abbiamo fatti partire tre, con un incontro di due ore alla settimana con ragazzi che hanno diversi livelli di abilità”. L’attività di confezionamento della pasta si è rivelata particolarmente adatta ai ragazzi, “perché alcuni aspetti limitativi propri dell’autismo sono diventati un punto di forza – ha spiegato Erika Coppelli, presidente dell’associazione – : la disposizione al perfezionismo, l’inclinazione per le attività ripetitive, l’abitudine a disporre tutto ordinatamente per file, oltre a un frequente interesse per tutto ciò che riguarda il cibo”. Tra i ‘testimonial’ del laboratorio anche lo chef Massimo Bottura che, in più di un’occasione, ha frequentato “Il tortellante” insieme alla moglie.

Il laboratorio si organizza con tre linee di lavoro: la zona di preparazione della sfoglia, attrezzata con taglieri, macchine per tirare la pasta e un taglia pasta, la zona di confezione dei tortellini, con tavoli da lavoro e sedie, e la zona di seccatura dei prodotti, con vassoi seccapasta e ventilatori. “Abbiamo suddiviso il lavoro in tanti step semplici in modo che anche i ragazzi che non hanno grandi abilità possano fare almeno una cosa – racconta Panini – Alcuni hanno un vero talento, tutti si impegnano molto e si sono appassionati”. I prodotti realizzati (strichetti, garganelli, ravioli, tortelloni e tortellini) vengono distribuiti ai ragazzi alla fine della sessione per portarli a casa e condividerli con la famiglia. I ragazzi sono seguiti da assistenti, terapeuti e volontari.

“Uno dei risultati importanti di questo laboratorio è la collaborazione con la comunità – continua Panini – sono numerosi i volontari che affiancano i ragazzi durante il lavoro, tra cui un gruppo di nonne che sovraintendono all’organizzazione del lavoro, garantendo che tutto proceda nel rispetto della tradizione, e che si sono rivelate molto brave nell’insegnare ai ragazzi”. Il laboratorio vede anche la partecipazione degli esercizi di vicinato che ogni settimana offrono uova, farina e impastatrice per realizzare la sfoglia, di un gruppo di macellai che hanno procurato il finanziamento per avviare il progetto, donato grembiuli, cappellini e contenitori per gli alimenti e fornito la carne per i tortellini. “Abbiamo trovato una entusiastica partecipazione tra amici e colleghi – ha detto Piero Bettelli dell’Associazione Gastronomica Modenese – perché tutti conoscono questi ragazzi e le loro famiglie e da tempo desideravamo fare qualcosa per aiutarli”.

Obiettivo dell’Associazione Aut Aut è impostare un sistema di attività (laboratori occupazionali, moduli per l’autonomia, progetti di integrazione) rivolti, in particolare, “ai ragazzi che hanno finito la scuola e che devono mantenersi attivi per non perdere i progressi guadagnati negli anni e al tempo stesso devono essere indirizzati verso la vita adulta con la massima autonomia possibile”, conclude Panini. (Agenzia Redattore Sociale)