Desaparecidos, in Argentina le nonne di Plaza de Mayo ritrovano il ‘Nipote 119’
BUENOS AIRES – Le Abuelas de Plaza de Mayo hanno annunciato il ritrovamento del nipote numero 119: si tratta di Mario Bravo, sottratto alla madre quando era neonato, durante l’ultima dittatura che ha piegato il paese dal 1976 al 1983. “Fortunatamente un altro uomo ha conosciuto la verita’ sulle sue origini e lo invitiamo a condividere la notizia con noi” ha scritto l’associazione delle Nonne dei ‘desaparecidos’ vittime del regime. Bravo incontrerà sua madre oggi a Buenos Aires: lo ha confermato parlando a un’emittente radiofonica di Santa Fe, localita’ in cui vive.
L’uomo ha spiegato di essere stato sottratto alla madre quando questa fu arrestata e condotta nella prigione di Tucuman. “Era rimasta per due anni detenuta dalla dittatura e per un miracolo un giorno aveva recuperato la libertà”, ha raccontato il ‘nieto 119’.
La ricerca del bimbo rapito è stata intrapresa proprio dalla madre, nel 2007, quando la donna si rivolse all’associazione delle Nonne di Plaza de Mayo, un collettivo di nonne che da anni si batte per riavere i figli sottratti ai loro figli: il regime infatti condusse una strenua lotta contro la gioventù dell’epoca. Migliaia di ragazzi e ragazze furono arrestati per reati politici, e in pochi sfuggirono a morte certa.
Quando le ragazze erano incinte, venivano appositamente lasciate in vita per permettere loro di dare alla lucebambini che venivano poi immediatamente consegnati ad altre famiglie adottive. Lo scopo era quello di condurre una ‘epurazione ideologica‘: in quanto figli di oppositori politici, non dovevano mai piu’ intrattenere legami con le famiglie d’origine, che infatti non ricevevano piu’ nessuna notizia dei nascituri- alcune nonne sono venute persino a sapere dopo anni che le loro figlie o nuore morte in carcere avevano concepito un bambino- Ad allevarli dovevano essere invece coppie di genitori ‘sani’, vale a dire non contaminati dalle idee rivoluzionarie. Si stima che almeno 500 neonati furono sottratti alle loro madri e affidati ai militari durante il regime, a cui sono attribuiti fino a 30.000 ‘desaparecidos’. (DIRE-MISNA)