Difesa e Salute, intesa per l’inquadramento della figura del Soccorritore Militare
La qualifica di soccorritore è subordinata all’essere in servizio presso il comparto operazioni speciali con idoneità all’impiego in operazioni speciali, e non conferisce alcun titolo abilitante allo svolgimento di professioni sanitarie in ambito militare o civile.
Il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri e il sottosegretario alla difesa Stefania Pucciarelli hanno firmato oggi pomeriggio, presso il Circolo Ufficiali delle Forze Amate, il Decreto interministeriale SALUTE-DIFESA che inquadra la figura del Soccorritore Militare delle Forze Speciali della DIFESA- in termini di criteri e percorsi di formazione per l’accesso alla qualifica, nonché dei correlati limiti e modalità di intervento –, nel proprio connotato di qualifica funzionale, esclusivamente afferente al comparto militare Difesa, istituita nell’ambito del decreto-legge 17 maggio 2022 n.50, convertito dalla legge 15 luglio 2022.
“L’inquadramento del Soccorritore Militare delle Forze Speciali della Difesa” – ha dichiarato per l’occasione il Senatore Pucciarelli – “è il coronamento di prolungate interazioni interministeriali che hanno coinvolto diverse articolazioni dei due Ministeri, a cui va il mio profondo ringraziamento per lo spirito di aperto e costruttivo confronto con cui vi hanno sinergicamente concorso, e rappresenta un atto fondamentale per abilitare ulteriormente l’efficacia d’azione dello Strumento Militare difensivo nazionale di fronte a contesti e dinamiche d’impiego in rapida e costante evoluzione.”
“Nel caso di Operazioni Speciali condotte dalle Forze Speciali della Difesa” – ha proseguito Pucciarelli – “elementi cardine come la tipologia di forze impiegate, solitamente piccoli nuclei altamente specializzati, e lo scenario operativo, impieghi in proiezione ad alto rischio intrinseco, impongono una sorta di autosufficienza nell’effettuazione di manovre, da parte di operatori stessi appositamente formati, per il sostegno di base e avanzato delle funzioni vitali e per il supporto di base e avanzato nella fase di gestione pre-ospedaliera dei colleghi che subiscono traumi.”
“Non dimentichiamo che i militari italiani, i nostri militari – e tra essi le Forze Speciali della Difesa –, sono oggi impegnati in ben 36 scenari d’impiego avanzato, tra operazioni e missioni, che coinvolgono 20 diverse nazioni così come aree marittime e spazi aerei di cruciale rilevanza per il Sistema di interessi nazionali e per gli equilibri globali.”
Il Comparto Operazioni Speciali della Difesa è infatti composto da unità militari di nicchia dello Strumento Militare difensivo nazionale con forze componenti che si differenziano da quelle militari convenzionali in quanto appositamente designate, organizzate, addestrate ed equipaggiate per la condotta di azioni militari definite ‘speciali’ – poiché si distinguono anche per l’utilizzo di tecniche e modalità di impiego militare peculiari ed esclusive e poiché sono tattiche nella loro essenza operativa ma di rilevanza strategica nei correlati effetti – che possono essere condotte indipendentemente o inserite all’interno di un’operazione militare convenzionale di livello strategico-operativo abilitandone l’efficacia complessiva. In quanto tali, le attività delle Forze Speciali della Difesa possono svolgersi anche in situazioni di grave e conclamato pericolo, che non consentono la costante presenza di personale sanitario a ridosso della zona di operazione. A fronte di ciò, è stata ravvisata la necessità di garantire l’immediatezza e la continuità degli interventi di soccorso ‘salvavita’ a favore degli operatori delle Forze Speciali della Difesa creando le condizioni per fronteggiare situazioni impreviste, talora di estrema gravità per la salvaguardia della vita umana e delle funzioni vitali, anche in situazioni ambientali e di conflittualità particolari, come contesti non permissivi e lontano da dispositivi o predisposizioni logistico-sanitarie. Questo è lo spirito che ha guidato, prima l’inserimento di commi specifici nel decreto-legge 15 marzo 2010 n.50 e, in cascata, la finalizzazione dell’atto legislativo oggi ratificato.
La genesi della Figura del Soccorritore Militare delle Forze Speciali della Difesa ha visto una positiva accelerazione negli ultimi mesi, ma va indietro nel tempo, prendendo spunto da situazioni concrete verificatesi sul campo e da soluzioni organizzative adottate da nazioni alleate in materia di fronte alla presa d’atto del dover creare fra i militari inquadrati nelle unità delle Forze Speciali, un’aliquota di operatori con formazione specifica che li rende capaci, in caso di necessità e urgenza dell’operazione speciale, di acquisire conoscenze e competenze tecniche adeguate ad effettuare manovre salvavita nell’ambito dell’intero spettro delle operazioni speciali, comprendendone tutte le fasi su terra, sulle unità navali e sui mezzi aerei.
Un tavolo tecnico appositamente costituito, con la presenza di figure del Ministero Difesa – lo Stato Maggiore Difesa, il Comando interforze per le operazioni delle Forze speciali (COFS), l’Ispettorato generale della Sanità militare e l’Ufficio di Gabinetto – e del Ministero della Salute – le Direzioni generali delle Professioni sanitarie e della Prevenzione sanitaria con l’Ufficio di Gabinetto –, ha, sotto la spinta propulsiva dei due Sottosegretari di Stato e dei rispettivi Staff, lavorato con piena consapevolezza e pragmatica responsabilità rispetto a quest’urgenza nello stabilire quanto indicato all’argomento nell’ambito del citato decreto-legge del 17 maggio 2022 e ben prima dell’orizzonte temporale da esso previsto per siffatta finalizzazione.
“Ringrazio la Difesa” ha affermato il Sotto Segretario Sileri “per l’intensa cooperazione degli ultimi 3 anni, sono molte le analogie tra mondo militare e sanità. Formazione, procedure e processi standardizzati sono ingredienti imprescindibili per assicurare buoni risultati e soprattutto replicabili”.
“L’inquadramento della qualifica del Soccorritore militare delle Forze Speciali della Difesa” – ha concluso il Sottosegretario Pucciarelli – “risponde al meglio alla necessità di disporre di operatore del Comparto Operazioni Speciali della Difesa appositamente selezionato, completamente formato su standard NATO, e debitamente indirizzato e autorizzato per eseguire attività di primo soccorso e trattamento feriti a scopo salvavita nell’intero spettro delle Operazioni Speciali (su terra, sulle navi e sui messi aerei) perché significa aumentare notevolmente il livello di sicurezza dei nostri militari oltreché ridurre significativamente anche il rischio di compromissione dell’esito della missione. Per tutto questo voglio confermare la grande soddisfazione per questo importante risultato, rendendo ancora una volta merito allo scrupoloso e paziente lavoro di squadra tra dicasteri, col coinvolgimento di rispettive componenti specialistiche, che hanno dimostrato nei fatti di avere a cuore l’Italia e i nostri militari”.
In ogni caso – precisa il decreto firmato oggi – la qualifica di soccorritore è subordinata all’essere in servizio presso il comparto operazioni speciali con idoneità all’impiego in operazioni speciali, e non conferisce alcun titolo abilitante allo svolgimento di professioni sanitarie in ambito militare o civile.