Ecco perché rischiamo di diventare una Repubblica presidenziale

(di Cristiana Panebianco) Tra qualche giorno capiremo se ‘l’Italia s’e’ desta’ oppure no e, nel frattempo, nel martirio mediatico di questa compagna elettorale referandaria, noi proviamo a spiegare, in poche righe, il rischio presidenzialista figlio del sì.

La riforma costituzionale, pur senza abolire il Senato, di fatto, sposta alla Camera dei Deputati la maggior parte dei poteri, nonché la funzione di dare la fiducia al Governo. Questo ruolo delicatissimo non è riconosciuto ai nuovi senatori cui comunque è garantita l’immunità parlamentare. Sarà alla Camera che verrà deciso quasi tutto, nella sostanza, tutto. E da quanto si legge nell’Italicum e nelle sue ventilate modifiche, il partito (o forse la coalizione) che vincerà le elezioni pur con una percentuale di voti lontanissima dalla maggioranza avrà, grazie a un premio abnorme, la maggioranza dei seggi.

Potrà il Presidente della Repubblica non affidare l’incarico al leader che ha vinto le elezioni? Serviranno le consultazioni delle forze politiche? Sarà il Parlamento baricentro sovrano delle scelte? Pare proprio di no. Il leader indicato da chi prenderà alle elezioni più voti, pur se lontanissimo dalla metà +1 dei consensi, sicuramente governerà. E grazie al nuovo sistema che rafforza di fatto l’Esecutivo, affievolendo i contrappesi costituzionali, potrà farlo in modo assoluto. Presidenzialmente.

PUBBLICITA’

Perché no perché sì. Due opinioni a confronto sul referendum costituzionale

Perché sì. Le ragioni della riforma costituzionale

Perché no.