“Echi della lunga distanza”, i minori stranieri raccontano il viaggio verso l’Europa
PALERMO – Nella bella cornice del Teatro Biondo, in scena la narrazione teatrale in lingua originale di chi ha attraversato il Mediterraneo con la speranza di costruirsi una nuova vita. In questo modo con “Echi della lunga distanza”, ieri pomeriggio i minori stranieri non accompagnati, giunti in Italia senza genitori e che seguono gratuitamente i corsi di lingua e cultura italiana della Scuola di Lingua italiana per Stranieri(ItaStra) dell’Università di Palermo, hanno debuttato con un’opera teatrale che narra le loro esperienze, spesso difficili e drammatiche, vissute per raggiungere le coste dell’Europa. Lo spettacolo, ideato dal regista e narratore iracheno Yousif Latif Jaralla, racconta le storie di ragazzi che hanno attraversato il Mediterraneo per sfuggire alla guerra, alle persecuzioni e alla fame.
Con un gradevole sottofondo musicale di archi, “Echi della lunga distanza” ha voluto rappresentare alcuni dei sogni di questi giovani come quello di Maris di aprire in Italia un negozio tutto suo, così da poter portare anche in Italia la madre, lasciata al di là delle coste della Libia. Altri racconti, invece, hanno fatto rivivere il ricordo drammatico della traversata di otto giorni a mare trascorsi ad urlare, “perché si sperava che dietro quel buio e dietro quel nulla in tumulto, ci fosse qualcuno. E due donne annegavano. Un uomo urlava, guardava quei corpi, si batteva le mani”. Sullo schermo, in contemporanea, alla lettura è stata proiettata la traduzione italiana accompagnata dalle foto di Antonio Gervasi: una raccolta di immagini che testimoniano la nuova vita dei giovani migranti a Palermo.
“Ho letto il racconto della storia di un mio compaesano bengalese – ha riferito Khaliffa che adesso ha 19 anni ed è da un anno e mezzo a Palermo -. Da bambino anche nel mio Paese volevo fare teatro e adesso questo sogno si sta realizzando. Questi racconti sono molto importanti perchè riescono a trasmettere tante emozioni in chi ci ascolta. Noi abbiamo una grande ricchezza culturale da potere trasmettere”. Khaliffa vive in uno Sprar e il suo desiderio, conoscendo 5 lingue, è quello di iniziare presto il corso per diventare mediatore culturale.
“Dopo tanto lavoro con questo spettacolo l’Università si apre alla città – ha detto la coordinatrice del dottorato Mari D’Agostino – e sul palco, oltre ai minori, abbiamo voluto un gruppo di cinquanta migranti che ha ascoltato, insieme al pubblico in sala, le storie dei loro figli, fratelli e amici. La scelta di farli parlare nella loro lingua per raccontare la storia di altri ragazzi è stata voluta proprio perchè anche noi dobbiamo fare uno sforzo in più per conoscerli meglio a partire dalla loro cultura se vogliamo insieme costruire un futuro possibile”. “C’è bisogno oggi di creare degli spazi per chi arriva – continua la docente – per valorizzare la loro lingua e la loro storia perchè soltanto a partire da questo si può parlare di vero percorso di inclusione sociale “. “L’Africa è salita sul palco – ha aggiunto il regista Jaralla – ed ha accompagnato gli spettatori in un viaggio nell’habitat originale, nei paesi di provenienza dei nostri giovani attori e dei protagonisti delle storie”.
Teatro Biondo di Palermo
In platea, oltre al vicesindaco Emilio Arcuri ed agli assessori comunali Ciulla, Catania, Evola erano in tanti, visibilmente emozionati, gli immigrati presenti ospitati in 25 centri di accoglienza. Con lo spettacolo dei giovani migranti si è voluto anche inaugurare l’anno accademico del dottorato in “Studi letterari, filologico-linguistici e storico culturali” del Dipartimento di Scienze Umanistiche. Dopo la performance teatrale sono seguiti gli interventi di Tullio Telmon, linguista e dialettologo e di Franco Lorenzoni, maestro che ha fondato Casa-laboratorio di Cenci, un centro di sperimentazione educativa e di ricerca sui temi ecologici, scientifici, interculturali e di inclusione. La serata si è conclusa con la consegna al prof. Giovanni Ruffino, decano della scuola di linguistica italiana dell’università di Palermo e presidente del Centro di Studi filologici e linguistici siciliani, della medaglia di “Benemerito dell’Ateneo di Palermo” da parte del rettore Fabrizio Micari. Tutti i lavori della serata saranno raccolti in un’antologia curata dalla Scuola di Lingua italiana per Stranieri dell’Università.
Infine, alle comunità che accolgono i giovani migranti sono stati consegnati 25 computer messi a disposizione da Unicredit. I computer sono stati donati grazie all’interesse dimostrato dal prof. Rosario Sorbello, che ha fatto da tramite tra l’Università di Palermo e la banca per chiedere che alcuni pc ormai non più utilizzati venissero rimessi a nuovo e donati ai ragazzi. “In questo modo – spiega Sorbello, docente di Ingegneria – abbiamo realizzato un’azione volta all’integrazione e a basso costo. La banca non ha dovuto sostenere delle spese per dismettere i pc e, dall’altra parte, i ragazzi avranno degli strumenti per crescere. Il prossimo passo sarà rimettere a nuovo altri pc dell’ateneo, sempre con il supporto degli studenti, per continuare a donare in nome dell’integrazione”.