Egitto, omicidi mirati di cristiani copti nel Sinai: centinaia di famiglie in fuga
ROMA – La sequenza annunciata di omicidi abbattutasi nelle ultime settimane contro i cristiani copti nel Sinai del nord ha provocato la fuga di più di 100 famiglie cristiane, trasferitesi dal capoluogo al Arish alla città di Ismailia, 120 chilometri a est del Cairo.
Il precipitoso trasferimento delle famiglie cristiane è iniziato dopo che un idraulico copto è stato ucciso giovedì scorso da un commando terrorista, mentre era a casa sua. Da quel momento, si sono moltiplicate anche prese di posizione di istituzioni islamiche sulla nuova spirale di violenze abbattutasi sui copti egiziani. La Casa della Fatwa (Dar al Ifta al Misryah), organismo egiziano presieduto dal Gran Mufti d’Egitto e incaricato di diffondere pronunciamenti orientativi e sciogliere dubbi e controversie riguardo all’applicazione dei precetti coranici, ha diffuso un comunicato per condannare la catena di omicidi, sottolineando che la campagna orchestrata da gruppi jihadisti contro i cristiani autoctoni dell’Egitto punta esplicitamente a sabotare l’unità nazionale.
Anche i portavoce di al-Nur, il Partito salafita ultra-conservatore, hanno espresso pubblicamente la propria condanna per le uccisioni mirate di cristiani copti avvenute nel Sinai settentrionale, ribadendo che esse “vanno contro gli insegnamenti dell’islam”.
Della condizione dei cristiani sfollati e dell’urgenza di proteggere i cristiani della regione da nuovi attacchi hanno parlato in una conversazione telefonica anche il Patriarca copto ortodosso Tawadros II e il Primo Ministro egiziano, Sherif Ismail. Il Sinai del nord è da anni l’epicentro delle operazioni violente perpetrate da gruppi jihadisti contro esercito, forze di polizia e popolazione civile. Quando la sequenza di uccisioni di cristiani nel Sinai era già iniziata, sedicenti affiliati egiziani all’autoproclamato Stato Islamico (Daesh) hanno diffuso un video-messaggio in cui rivendicano una nuova campagna di violenze mirate contro i copti, definiti dai jihadisti come “la preda preferita”.
Il video-messaggio esaltava la figura di Abu Abdullah al-Masri, il giovane attentatore kamikaze che lo scorso 11 dicembre si è fatto saltare nella chiesa di Botrosiya, nel complesso di edifici ecclesiastici adiacenti alla cattedrale copto-ortodossa del Cairo, provocando la morte di 29 persone. (DIRE)