Elisoccorso Cirò Marina, Pollinzi (Possibile): “Chiusura nota da tempo, tardiva risposta politica locale”
Filly Pollinzi (Possibile) interviene sulla vicenda della chiusura della base dell’elisoccorso di Cirò Marina, nel crotonese. Di seguito la nota a sua firma.
E’ mai possibile che tra proclami da campagna elettorale perpetua e cambi di guardia, permanga questo triste vezzo della maggioranza dei rappresentanti politici e istituzionali di scoprire la necessità di un servizio solo al momento in cui questo assume i caratteri di un necrologio?
La razionalizzazione delle basi operative dell’elisoccorso non nasce dal nulla e non accade oggi. La soppressione di una delle quattro basi non è un fatto nuovo che la Regione e gli altri enti istituzionali scoprono soltanto adesso.
Si tratta di disposizioni che erano già previste nel Piano di rientro, reso necessario dall’enorme debito accumulato in sanità a causa della gestione clientelare, allegra e non razionale delle risorse, esattamente da quella “politica” di cui alcuni degli attuali “tutori dei diritti del cittadino” sono espressione.
Disposizioni riprese in conformità dallo stesso DPGR 34/2012 che già anticipava la riduzione delle basi di elisoccorso da 4 a 3 e confermate poi dal DCA 30/2016 e dal DCA 64/2016_P.O.2016-2018.
Che sarebbe toccato alla base di Cirò essere cancellata dalla rete forse non era prevedibile? Se n’era già discusso lo scorso anno tanto che qualche politico, poco avvezzo a approfondire le questioni, erroneamente aveva allarmato la cittadinanza rispetto a una soppressione del servizio di elisoccorso di Crotone costringendo noi di Possibile a richiamare un pò di chiarezza non essendo ipotizzabile privarne alcun territorio nei casi di emergenza-urgenza.
Giungiamo oggi alla cancellazione della base operativa di Cirò malgrado le rassicurazioni zelanti del Governatore che, nell’aprile del 2016, garantiva che avrebbe vigilato per impedire “scempi di questa natura nella regione”. Da Loiero a oggi cos’è stato fatto per impedire l’ennesimo taglio alla sanità pubblica operato “sulla base dei parametri presenti in letteratura e delle indicazioni contenute nel Regolamento nazionale sugli standard ospedalieri”? Parliamo di parametri che non considerano affatto il particolare disagio di una regione che invece soffre di carenza infrastrutturale e di particolari caratteristiche orografiche.
Considerato lo scarso peso politico della nostra attuale rappresentanza (che poi è anche quella passata), perché non si è minimamente pensato di utilizzare quanto meno lo strumento giuridico del ricorso amministrativo? Perché non usarlo oggi contro il Decreto 43 del 22 febbrario 2017?
Inutili sono le passerelle propagandistiche contro la struttura commissariale, diretta emanazione del “governo amico” di Oliverio, Sculco e Parrilla, accusata di non tenere conto delle esigenze proprie della Calabria. Sebbene riteniamo giuste le accuse e lesivo di diritti fondamentali il taglio della base operativa di Cirò, le contestazioni tardive e insufficienti risultano a nostro avviso tuttavia prive di fondamento politico soprattutto se provengono da chi fino a tre mesi fa sosteneva una riforma costituzionale che avrebbe centralizzato ancora di più le competenze anche sulla sanità.