Enoturismo e disabilità, ecco le “Cantine senza barriere”

cantine senza barriere

VENEZIA – Sorseggiare un buon vino direttamente in cantina, circondati dai vigneti, dalla magia della natura. Visitare la sala di invecchiamento, le barrique, sentire l’odore delle botti e, magari, concedersi qualche bottiglia da stappare a casa. Un’esperienza che ora non ha più limiti. L’enoturismo, un settore in forte crescita a livello italiano ma non solo, abbatte le barriere e si apre anche alle persone con disabilità. Lo fa grazie all’impegno di molte aziende vitivinicole che credono nell’importanza di offrire una qualità esclusiva e che si impegnano per l’accessibilità. In Italia sono riunite nell’associazione “Cantine senza barriere”, nata lo scorso anno con l’obiettivo di coinvolgere, sensibilizzare, formare più viticoltori possibile. E ci sta riuscendo: il numero di aderenti è sempre in crescita. Nel Nord Italia sono già 80: ci sono cantine nuove, che nascono “accessibili”, altre invece che sfruttano una ristrutturazione per abbattere le vecchie barriere. L’associazione le aiuta a capire dove e come intervenire, le guida mettendo a disposizione dei professionisti e alla fine le certifica, grazie alla partnership con un’agenzia di certificazione nazionale, attribuendo loro un livello di accessibilità. Di tutto questo parla il mensile SuperAbile Inail, che dedica un articolo a questa esperienza.

“Il nostro progetto è nato da un’idea di tre soci che lavoravano nel campo della disabilità e della vinificazione. Siamo davvero soddisfatti di quanto fatto finora, ma stiamo ancora crescendo – spiega il referente dell’associazione, Pio Bonato –. Quando abbiamo avviato l’attività pensavamo semplicemente che l’enogastronomia in Italia avesse una grande potenza attrattiva e che quindi valeva la pena rendere accessibili a tutti le realtà normalmente fruite solo dalle persone normodotate. Puntiamo alla qualificazione del territorio e siamo partiti dal nostro Veneto, dove la realtà vitivinicola è predominante e in forte espansione da ormai molti anni”. Oltre a coinvolgere, promuovere, valutare, certificare, sensibilizzare, l’associazione ha messo in piedi un vero e proprio processo di formazione a disposizione dei viticoltori, non solo in materia architettonica, ma approfondendo anche aspetti culturali legati all’accessibilità. Inoltre, per diffondere il progetto a livello nazionale è stata creata una collaborazione con l’associazione “Città del vino”.

A Trento la cantina “Mori Colli Zugna” la logica dell’accessibilità l’ha sposata da tempo, da quando ha approfittato di una ristrutturazione, nel 2001, per una vera e propria svolta. E ci crede ancora: non a caso è una delle prime cantine a essere entrate nell’associazione. “Al momento della ristrutturazione abbiamo voluto una cantina sostenibile, a basso impatto ambientale, con energie alternative come il geotermico e il fotovoltaico – spiega il direttore, Luciano Tranquillini –. Ci siamo però resi conto che non bastava creare una cantina ecosostenibile, così l’abbiamo voluta fare accessibile”. Ne è nata una cantina a misura d’uomo. “Abbiamo un percorso per clienti disabili e i nostri spazi sono totalmente visitabili. Non ci sono scalini, è tutto in piano”. Socia di Cantine senza barriere da sei mesi, la Mori Colli Zugna ha fatto una scelta “più etica che di business – sottolinea –. La nostra cantina è nata in una visione che coincide con questi principi, che sono basilari: non servono delle grandi cose”. “A volte bastano interventi banali – conferma Bonato –, come dotarsi di cartelli in cui si identifica il percorso, curare l’aspetto acustico dell’ambiente, prevedere quadri sinottici, indicare adeguatamente i parcheggi per disabili, introdurre delle rampe: tutti accorgimenti sufficienti per far sì che chiunque possa muoversi liberamente in cantina”.

A Treviso, per la precisione a Vidor di Valdobbiadene, in piena terra di Prosecco, anche l’azienda La Tordera da tempo investe sull’accessibilità. “È una sensibilità che ci ha sempre contraddistinto – assicura Gabriella Vettoretti, una dei soci dell’azienda –. Quando abbiamo ristrutturato abbiamo voluto abbattere ogni sorta di barriera. Ora abbiamo un nuovo progetto di ampliamento e abbiamo ovviamente già previsto tutti gli accorgimenti necessari, a partire dall’ascensore. Lo facciamo per tutti i nostri clienti: non solo per quelli con disabilità, ma anche ad esempio per gli anziani, oppure per le famiglie con passeggino. Abbiamo pensato di creare una struttura fruibile da tutti proprio perché la caratteristica di un’azienda vinicola è quella di aprirsi agli utenti, di mostrarsi e accogliere e dobbiamo essere in grado di accogliere tutti in tutti gli spazi, anche nei locali di produzione”. Anche per “La Tordera” una scelta etica, dunque, ma che dimostra tutto il suo valore dal punto di vista del business: “Abbiamo già avuto diversi clienti con disabilità, non pochi erano stranieri. È un mercato in forte crescita – precisa Vettoretti –. Per fortuna devo dire che qui nelle nostre zone c’è molta attenzione su questo fronte. D’altra parte, noi possiamo offrire un paio d’ore di attrazione al pubblico che viene a visitarci, ma poi tutto il territorio deve fare la sua parte per garantire un’esperienza turistica di qualità: dalle strutture alberghiere ai ristoranti, dobbiamo tutti impegnarci per offrire un pacchetto completo”. (Redattore Sociale)

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