Esclusa da concorso GdF perché incinta
Esclusa dal concorso straordinario per il reclutamento di 400 allievi finanzieri per l’anno 2016 perché incinta. E’ la storia di A.E., giovane soldatessa in ferma pluriennale che ha provato ad accedere, come tanti altri giovani, alla carriera nella Guardia di Finanza, dopo aver servito per anni le Forze armate e desiderosa finalmente di stabilizzare il proprio posto di lavoro.
Il motivo della sua esclusione – scrive GrNet.it il sito web su Sicurezza e Difesa -, come riportato nel verbale della “Commissione per la verifica del mantenimento dei requisiti psico-fisici” della Guardia di Finanza, è lapidario: «Si comunica che, sulla base della certificazione presentata in data odierna attestante lo stato di gravidanza e, quindi, il temporaneo impedimento all’accertamento dell’idoneità al servizio nella Guardia di Finanza (art. 3, comma 2 del Decreto 17 maggio 2000 n. 155), la SV ai sensi dell’art 4, comma 4, ultimo capoverso della determinazione in epigrafe indicata, è “ESCLUSA” dalla procedura poiché tale temporaneo impedimento sussisteva alla data del 31 agosto 2016».
In effetti, il Decreto 17 maggio 2000 n. 155 del Ministero delle Finanze, all’articolo 3 (Accertamento dell’idoneità al servizio nella Guardia di Finanza) recita che “Lo stato di gravidanza costituisce temporaneo impedimento all’accertamento”, tuttavia, a fronte dell’asserito temporaneo impedimento, scaturisce una definitiva esclusione dal concorso. Ed è proprio quello che l’aspirante donna finanziere contesterà dinnanzi al TAR Lazio, assistita dagli avvocati Giorgio Carta e Giuseppe Piscitelli.
Un caso identico, pubblicato in esclusiva da GrNet.it, fu quello del Caporalmaggiore Valentina Fabri, anche lei esclusa dal concorso per il passaggio in servizio permanente nell’Esercito a causa del suo stato di gravidanza.
In quell’occasione Valentina Fabri, assistita dai medesimi avvocati che oggi difendono A.E., fu riammessa al concorso dai giudici del TAR del Lazio (sentenza n. 8213/2011), secondo i quali non solo “deve considerarsi illegittima la norma di bando impugnata nella parte in cui, fissando un limite ai rinvii temporali degli accertamenti sanitari allorchè una candidata versi nello stato di gravidanza, di fatto impedisce la partecipazione della stessa al concorso“, ma sottolinearono anche che “va da sè che una tale norma collide con i principi costituzionali, determinando un’inammissibile disparità di trattamento nei confronti di una concorrente che vede così pregiudicata la sua scelta in favore della maternità”, ribadendo che “Lo stato di gravidanza non può essere considerato una malattia o un’imperfezione che mette in discussione l’idoneità psico-fisica della donna al suo eventuale reclutamento nell’Esercito”.
Il Caporalmaggiore Valentina Fabri fu quindi riammessa al concorso con tante scuse della Difesa che nemmeno impugnò la sentenza dinnanzi al Consiglio di Stato, tali e tante furono le illegittimità della normativa italiana e comunitaria ad essere state infrante.
Nonostante i continui appelli alla parità di genere, anche da parte delle altissime cariche dello Stato, sopravvivono dunque ancora oggi normative di rango ministeriale che sembrano insensibili a tali sollecitazioni. Siamo fiduciosi – conclude GrNet.it – che anche questa volta i giudici sapranno rendere giustizia ad A.E. restituendogli la dignità di donna e di mamma, così come avvenne per la collega Valentina Fabri. (GRNET.IT)