Europa, tutti i muri anti-migranti

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BRUXELLES – L’ultima, ma non certo la sola. La barriera che l’Austria ha annunciato per limitare l’accesso dei migranti provenienti dall’Italia, non è il primo e probabilmente non sarà l’ultimo muro sorto in territorio europeo. La tendenza degli anni Ottanta ad abbattere le barriere, ha iniziato ad essere invertita già negli anni novanta, a cominciare dalla Spagna, e più precisamente dalle due enclave spagnole di Ceuta e Melilla. Qui, sono state costruite le prime due barriere di filo spinato per ostacolare l’ingresso di migranti dal Marocco. Costate 30 milioni di euro, sono state in parte finanziate a livello europeo, sono lunghe 8,2 chilometri a Ceuta e 12 a Melilla e alte fino a sette metri. A sorvegliarle sono state installate telecamere e sensori di controllo acustici e visivi. Misure non sempre sufficienti a scoraggiare i migranti, che di tanto in tanto tentano comunque di prenderle d’assalto nel tentativo di aprire una breccia verso l’Europa.

Altro steccato innalzato per difendere le frontiere esterne dell’Unione europea è quello iniziato nel 2012 tra la città greca Nea Vyssa e la turca Edirne. 12 chilometri di filo spinato per una spesa di tre milioni di euro, che il governo greco ha deciso di effettuare per tentare di fermare il flusso di migranti, soprattutto siriani e iracheni, in arrivo dal Medio Oriente attraverso il fiume Evros. Con l’intenzione di limitare l’immigrazione è nata anche la barriera che dal 2014 la Bulgaria sta erigendo al confine con la Turchia. Nel suo progetto definitivo, il muro di filo spinato sorvegliato da un soldato ogni cento metri, dovrebbe arrivare a misurare 160 chilometri. Per il momento ne è stato completato un primo tratto di 32 chilometri che, secondo il governo, ha già ridotto in modo drastico gli ingressi irregolari.

Negli ultimi mesi, a seguire l’esempio della Bulgaria, è stata anche l’Ungheria di Viktor Orban che, con l’aggravarsi della crisi migratoria, ha deciso di circondarsi di barriere di filo spinato. Si è cominciato con la Serbia, da cui Budapest ha deciso di separarsi con una rete metallica di filo spinato e lamette alta circa 3,5 metri e lunga 175 chilometri. A motivare la decisione, ha chiarito Orban, l’incapacità dell’Ue di adottare misure davvero europee per fare fronte alla situazione. Soddisfatto del calo degli ingressi, il governo ungherese ha poi deciso di proseguire l’opera anche con una nuova barriera al confine con la Croazia: per la prima volta un muro fisico è tornato a separare due Stati appartenenti all’Unione europea.

Un’altra barriera interna, è quella sorta a Calais, frutto di un accordo tra Gran Bretagna e Francia per finanziare, con 15 milioni di euro, una palizzata che rafforzi la sicurezza dell’imbocco del Canale sotto la manica. L’ultimo tentativo per fermare l’assalto delle centinaia di migranti che ogni giorno tentano di arrivare nel Regno Unito, infilandosi clandestinamente nei camion che percorrono il tunnel. (Agenzia Redattore Sociale)

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