Faraone: “Scuola finlandese un’eccellenza da cui prendere esempio”
ROMA – “Reduce da una full immersion in terra finlandese alla scoperta di un sistema di istruzione ritenuto eccellenza europea. Ho avuto modo di visitare istituti comprensivi e licei della citta’ di Helsinki, ho avuto la possibilita’ di incontrare istituzioni e addetti ai lavori del mondo della scuola, all’Agenzia nazionale dell’Educazione, al Ministero della Cultura o in Parlamento. E una cosa e’ chiara: il sistema d’istruzione finlandese e’ un sistema realmente autonomo. E nonostante tutto e’ un sistema che si mette in continua discussione per migliorarsi sempre piu’, scomponendosi e ricomponendosi in nuovi equilibri. I finlandesi sono abituati a pensare che non si sia mai arrivati a risultati definitivi, ma che ci si debba sempre pensare in maniera diversa. Cosi’ come sono educati a pensare i singoli studenti”. Lo scrive il sottosegretario al Ministero dell’Istruzione, Davide Faraone sul proprio profilo Facebook.
“Attenzione- ha aggiunto Faraone- qui non si tratta di fare paragoni tra noi e loro. I due sistemi d’istruzione, quello finlandese e quello italiano, sono differenti come differenti sono le societa’ e le culture che li hanno prodotti. Eppure la conoscenza genera arricchimento: vedere in profondita’ quel sistema ha confermato la bonta’ di alcune scelte fatte grazie alla legge 107, ne ha ispirate delle altre, ha dimostrato come in alcuni campi – primo fra tutti quello dell’inclusione di alunni disabili e stranieri, a Helsinki esistono ancora classi e scuole speciali, purtroppo – il nostro Paese ha da insegnare a tutta l’Europa”.
Cosi’ in dettaglio: “Le scuole finlandesi si preoccupano poco di compiti e interrogazioni. Hanno un solo obiettivo: sviluppare le competenze dei ragazzi, aiutarli a raggiungere i propri scopi. Sono rimasto molto colpito, durante l’incontro all’Agenzia nazionale dell’Educazione, nel vedere una slide con una cloud che riassumeva, per parole chiave, gli obiettivi che le scuole finlandesi si danno attraverso un curriculum nazionale che viene aggiornato ogni dieci anni. Fiducia, responsabilita’, consapevolezza di se’. Non solo competenze linguistiche o matematiche, niente che sia misurabile con voti da uno a dieci. Nella scuola finlandese- ha sottolineato- insegnanti e alunni non giocano a guardie e ladri. I ragazzi (e il loro futuro) sono al centro. Il lavoro scolastico viene svolto per problemi, voti e verifiche arrivano solo alla fine di un periodo scolastico, i ragazzi non studiano per il voto sul registro e per la media sulla pagella”.
Questo, ha spiegato, “non fa altro che rendere piu’ autonomi i ragazzi. Al punto tale che dopo il percorso di studi del primo ciclo (nove anni) gli alunni possono scegliere il proprio curriculum, decidere di approfondire determinate discipline piuttosto che altre, in maniera orientata ma consapevole. Gli alunni costruiscono consapevolmente il proprio futuro. E questo li responsabilizza in un modo che la scuola italiana finora non e’ stata ancora in grado di fare. Ma i tempi stanno gia’ cambiando”.
“La scuola finlandese e’ una fabbrica di apprendimento plurale e a piu’ livelli- ha sottolineato ancora Faraone- Nella scuola imparano gli studenti ma anche gli insegnanti. Fondamentale nel sistema finlandese e’ la formazione iniziale dei docenti. Alla Viikki Teacher Training School ho visto ragazzi e ragazze affidati a tirocinanti dell’Universita’. Futuri insegnanti che imparano una professione praticandola direttamente. In assoluta sinergia tra scuola, universita’ e mondo del lavoro. Una sorta di alternanza scuola-lavoro applicata all’insegnamento. Con effetti e ricadute straordinarie nel sistema di istruzione finlandese. Non compartimenti stagni che si incontrano solo se devono e in ritardo, con il risultato di una classe docente che spesso arriva in aula senza essersi mai confrontata in maniera diretta con il proprio lavoro o peggio avendolo fatto in modo precario e non verificato da alcuno”.
E gli istituti “sono aperti sul serio e senza restrizioni di alcun tipo. Sono luoghi della cultura, non solo dell’istruzione. Porte spalancate (e senza vigilanti o custodi) fino alle dieci di sera, biblioteche gestite da bibliotecari professionisti, pareti e scaffali coperti da collezioni d’arte dei principali musei nazionali. Educare alla bellezza con la bellezza e nella bellezza. Non in scuole fatiscenti o indecorose. Ma non solo per le condizioni degli edifici, ma anche per il valore centrale che si da’ all’istituzione scolastica”.
Un esempio della differenza di prospettiva? “In Finlandia si parla di ‘architettura scolastica’, non di edilizia scolastica. Dietro una scuola, un’idea ben precisa di scuola. Non luoghi di risulta da destinare all’uso. Gli istituti devono essere funzionali. I ragazzi devono sentirsi a casa, camminare a piedi scalzi – come ho visto a Helsinki – e li’ imparare a conoscersi e a costruire con le competenze scoperte il proprio futuro”.
Con #labuonascuola “abbiamo lavorato in questa direzione. Ma non siamo che all’inizio di un cambiamento che deve essere radicale per dare veramente frutti. Mettere gli studenti al centro- ha concluso il sottosegretario- non vuol dire viziarli o agire sotto le loro pressioni o minacce. Anzi. Vuol dire agire per il loro bene, per renderli autonomi e capaci di gestirsi. Anche se forse in Finlandia esagerano un po’ sul tema: tutti gli alunni, soprattutto i piu’ piccoli, svolgono attivita’ all’aperto anche fino a 15 gradi sottozero”. (DIRE)