“Femminicidio? Problema maschile”
ROMA – “Di fronte alla drammatica sequenza di atti di violenza contro le donne registrati in questi ultimi giorni nessuno può o deve rimanere inerte”. A lanciare l’appello è Gianmario Gazzi, presidente del consiglio nazionale degli Assistenti sociali, dopo gli ultimi femminicidi di questi giorni. Secondo Gazzi: “è necessario intervenire con determinazione attraverso profondi percorsi educativi rivolti alle giovani generazioni per sviluppare e rafforzare capacità emotive e di relazioni con l’altro e per promuovere la valorizzazione delle differenze e il rispetto dell’identità di genere. Serve una mobilitazione nazionale. Ognuno di noi – innanzitutto come cittadino – deve esercitare la responsabilità che a ciascuno compete, nella consapevolezza che serve arrestare questa inammissibile violenza. Le istituzioni devono favorire ogni processo volto a realizzare quel cambiamento culturale che sembra essere l’unico argine contro fatti così drammatici”.
“E’ necessario – aggiunge – un grande sforzo collettivo e una presa di coscienza che indichi senza se e senza ma che la violenza contro le donne è prevalentemente un problema maschile: uomini incapaci di interloquire con donne – figlie, madri, compagne, mogli, amiche – libere e consapevoli della loro indipendenza e delle loro scelte; uomini incapaci di accettare dei no, di tollerare la contrarietà e di gestire la frustrazione di essere lasciati. I numeri, nella loro lucida, fredda e spietata crudezza danno la dimensione di questa vera e propria tragedia nazionale: negli ultimi dieci anni, ogni due giorni una donna è stata uccisa. Una strage”.
Gazzi sottolinea che “serve, dunque, che le istituzioni siano più vicine e più solidali con quelle donne che hanno il coraggio di gridare forte la loro ribellione contro abusi e soprusi che si compiono tra le mura domestiche, ma non solo; così come devono essere vicine a quelle donne che ancora non hanno avuto la forza di maturare la loro ribellione contro la violenza che quotidianamente subiscono. Donne – sia le une che le altre – che gli assistenti sociali vogliono continuare ad affiancare e sostenere nel loro faticoso cammino volto a ritrovare forza e determinazione per riprendere in mano la loro vita”.
“Ecco allora – conclude Gazzi – che accanto ad interventi di carattere culturale ed educativo servono ora – subito – concreti interventi operativi di potenziamento dei Servizi sociali che operano sui territori e dei Centri antiviolenza che, in tante città italiane, rischiano invece la chiusura; così come serve dare attuazione al Piano nazionale antiviolenza con le relative linee guida nazionali volte a rendere concreto un percorso di tutela delle vittime di violenza”. (Agenzia Redattore Sociale)