Fiabe migranti, in un libro le storie scritte dai bambini nei campi profughi in Grecia
BOLOGNA – Amira è una principessa migrante che voleva conoscere il mondo. Si mise in viaggio, e arrivò sino in Grecia, dove trovò rifugio insieme con tante persone che avevano lasciato il loro Paese. Molte di loro erano poverissime, ma tutte sognavano di tornare nella loro terra natale. Amira decise che da quel momento in avanti avrebbe vissuto con gli altri migranti, perché era con loro che aveva trovato la felicità. La storia di Amira è stata raccontata da Jalia, Kanam, Amira, Marwa, Safia, Fatma, Judi, Rahaf, Yusra e Diana: bambini tra i 4 e i 14 anni che vivono nel campo militare di Oreokastro, vicino a Salonicco. La loro fiaba è solo una delle tante di “Travelling Tales – Fiabe migranti”, il libro nato da un progetto collettivo che raccoglie le storie inventate dai più piccoli nei campi profughi di Vasilika, Oreokastro e Lagadikia, che ospitano oltre mille persone ciascuno.
Il progetto è nato dall’idea di Debora de Pina Castiglione, ragazza brasiliana che ora si trova a Salonicco. Per prima cosa, Debora ha contattato organizzazioni e reti sociali impegnate nella ricerca di soluzioni alternative ai campi militari, “nocivi per le pessime condizioni di vita come anche per la condizione di isolamento ed esclusione che comportano”. Tra le associazioni che hanno collaborato, Micropolis Social Space for Freedom, rete di solidarietà autogestita con sede a Salonicco; Eko-Vasilika, spazio autogestito da volontari e situato fuori dal campo di Vasilika; Where is the Life e Arsis, che svolgono varie attività per i bambini nel campo militare di Lagadikia, “ma anche i molti individui che, singolarmente, hanno continuato a svolgere lavoro di accoglienza in modo indipendente, cercando soluzioni abitative in particolare per i casi più vulnerabili”, si legge sul profilo Facebook del progetto.
Debora racconta che la prima cosa emersa durante i laboratori è la differenza tra i bimbi scolarizzati e quelli che non sono mai andati a scuola: i primi, come è facile immaginare, avevano molta più familiarità con la lingua scritta. “Altre due bambine – ricorda –avevano alcune difficoltà a comprendere la proposta. Ma amavano il disegno, e portavano sempre con sé una cartella con decine di disegni da loro realizzati nel corso di mesi. In quel caso si è pensato di partire dai disegni per inventare le loro storie”.Il laboratorio di raccolta di storie è durato circa due mesi, ottobre e novembre. Sono state raccolte in diversi modi: ridendo, recitando, mimando e giocando insieme ai bambini. Spiega Debora de Pina Castiglione: “Alcuni bambini avevano già storie compiute nelle loro teste, con personaggi e scenari che avevano già immaginato. Le hanno condivise con molta facilità e, in questi casi, il lavoro è stato solo quello di registrare i loro racconti orali e poi trascriverli e trasformarli in testo. In tutti gli altri casi, in cui i bambini avevano idee straordinarie ma non pienamente elaborate, si è provato a “guidarli” facendo domande: ‘cosa è successo a quel ragazzo alla fine della storia?’, ‘dove avviene questo?’, ‘perché lo ha fatto?’. Le loro risposte a queste domande hanno stimolato il processo creativo e generato le storie”.
Una volta raccolte tutte le fiabe, sono state illustrate da alcune artiste coinvolte, ispirandosi ai personaggi e agli scenari che in qualche modo riflettono anche il background culturale dei bambini. Il libro è stato tradotto in 12 lingue – greco, inglese, portoghese, portoghese, spagnolo, catalano, euskera, francese, italiano, tedesco, russo e arabo –; l’edizione italiana è curata da Alessia Di Eugenio e Letizia Pasinelli. Presto sarà in vendita a Bologna, poi sarà disponibile anche online. Tutto il denaro raccolto con le vendite andrà a sostenere questi progetti volti alla ricerca di un alloggio alternativo per i migranti a Salonicco. “C’è poi molto entusiasmo anche nell’immaginare nuovi laboratori di creazione di storie per un eventuale secondo libro. Speriamo ci siano ancora tante energie per poterlo realizzare”.
In “Travelling Tales” c’è anche la storia di Mamma Anatra: “L’inverno è ormai arrivato a Salonicco e Mamma Anatra non lascerà il suo bambino al freddo. Con coraggio, costruisce un adorabile edificio di cioccolato che possa chiamare ‘casa’. Accogliente, bello e soprattutto dolce”. È la storia immaginata da Amanda, 8 anni, e “rappresenta tutto ciò che i campi profughi gestiti dai militari non sono. Speriamo che presto sempre più persone potranno avere a loro volta una casa confortevole e calda dove vivere, protetti dal freddo dell’inverno”, conclude Debora. (Agenzia Redattore Sociale)