Genova, 900 studenti incontrano Salvatore Borsellino
GENOVA – “Da questi giovani vengo a prendere la speranza e vengo a prendere la forza per continuare la mia lotta per la verità e per la giustizia che, purtroppo, è una lotta senza fine, che farò fino all’ultimo giorno della mia vita”. Una lotta “per la giustizia e per quel fresco profumo di libertà di cui parlava Paolo, ma che non riuscì a sentire perché sacrificò la sua vita per questo Stato”. Così, Salvatore Borsellino, fondatore del movimento “Agende Rosse” e fratello del magistrato Paolo Borsellino vittima della strage mafiosa di via D’Amelio, si rivolge ai circa 900 studenti di otto scuole metropolitane genovesi e tre alessandrine durante l’incontro su legalità, sicurezza e giustizia organizzato questa mattina a Genova, al Teatro della Corte.
“Ci sono stati lunghi anni, dopo il 1992, in cui ho smesso completamente di parlare perché avevo perso la speranza”, ammette Borsellino. “Ho smesso di parlare a nome di mio fratello- spiega- che ha avuto speranza fino all’ultimo giorno della sua vita, proprio grazie ai giovani. Lo scrisse anche nella sua ultima lettera la mattina del 19 luglio (poco prima di essere assassinato, ndr). Io non sono Paolo, ci ho messo del tempo a capirlo e quando ho capito che cosa fosse la speranza di Paolo, ho ricominciato a parlare”.
L’incontro di questa mattina è stato organizzato con il patrocinio del Comune e della Città metropolitana di Genova. “È molto importante che questo messaggio sia trasmesso e condiviso dai giovani- afferma il sindaco, Marco Doria- anche in Sicilia i momenti più forti di mobilitazione contro la criminalità organizzata sono stati momenti in cui i giovani sono stati colpiti da eventi tragici e si sono mossi per dire no alla mafia”.
Il primo cittadino ricorda però che “la legalità non è solo un problema di lotta alla mafia e alla criminalità organizzata, ma è il rispetto delle istituzioni, il rispetto delle regole a 360 gradi”. Per arginare la mafia, infatti, Doria spiega che amministrazioni e cittadini possono usare tre leve: “L’azione coordinata e intelligente delle forze di polizia, dei carabinieri e della magistratura; una grande cultura della legalità; l’azione per rimuovere tutte quelle condizioni sociali che favoriscono le azioni e la presenza della criminalità”. All’incontro prende parte anche Valeria Fazio, procuratore generale di Genova: “Bisogna insegnare ai ragazzi che il rispetto delle regole difende soprattutto chi non è forte, chi è più debole e serve a garantire l’uguaglianza delle opportunità fra di loro”, spiega Fazio. “La forza libera- conclude il procuratore generale- è la forza che premia solo i più forti, che possono essere forti per caso, perché prepotenti o perché favoriti dal destino. Quindi le regole difendono veramente uguaglianza e possibilit° per tutti ragazzi”. (Sid/ Dire)