Grecia, donna e bambino morti in campo profughi. Save The Children:”Intervenga UE”
In seguito alla notizia della tragica morte di un bambino e di una donna nell’incendio divampato la notte scorsa all’interno del centro di detenzione di Moria sull’isola greca di Lesbo, Save the Children chiede all’Unione Europea e al governo greco di agire tempestivamente per porre fine alle condizioni di sovraffollamento nei campi di rifugiati delle isole greche, trasferendo le persone in campi sicuri e non detentivi sulla terraferma.
L’incendio sembra essere stato originato, per cause accidentali, da un fuoco acceso per cucinare da alcune persone in una tenda e che si è esteso rapidamente. Altre persone, tra cui la madre del bambino e un altro bimbo di quattro anni, sono rimaste gravemente ustionate. Il campo di Moria ospita attualmente 5.000 persone, in condizioni di grave sovraffollamento, in una struttura che dovrebbe accoglierne 2.000.
“Questo incendio, che è solo uno dei tanti incidenti che avvengono nel campo, rappresenta il fallimento dell’Unione Europea e del governo greco nel fornire un ambiente sicuro per i richiedenti asilo in Grecia,” dichiara Andreas Ring, Responsabile della risposta in Grecia di Save the Children.
“È inspiegabile come, da marzo ad oggi, le condizioni delle migliaia di bambini e famiglie rimasti intrappolati sulle isole greche dall’entrata in vigore dell’accordo UE-Turchia non siano ancora migliorate. Con l’inverno alle porte, le persone vivono ancora in tende precarie, i bagni continuano ad essere sovraffollati e i servizi di base non bastano per tutti. I leader europei devono assumersi la responsabilità di questo incidente. La mancanza di volontà politica e l’inefficienza della burocrazia europea sono ugualmente colpevoli di fronte alle condizioni di sovraffollamento delle isole,” prosegue Ring.
“È inaccettabile che i bambini che sfuggono alla morte a casa loro debbano trovare la morte in Europa mentre sono in attesa dei loro documenti. L’Unione Europea e gli Stati membri continuano a tergiversare sulle riunificazioni familiari e sulla relocation dei richiedenti asilo, lasciando le persone a languire nei campi in condizioni indecenti.
Lo scorso settembre, quando era divampato un altro incendio nel campo di Moria, Save the Children aveva allertato i leader europei e le autorità greche del fatto che il campo fosse un ambiente ad alto rischio e che sarebbe stata questione di giorni o mesi prima che qualcuno vi perdesse la vita. Siamo profondamente costernati dal fatto che nulla sia stato fatto e che le nostre previsioni siano diventate una triste realtà,” conclude Ring.
Con l’avvicinarsi dell’inverno, le famiglie accenderanno con maggiore frequenza fuochi all’interno delle loro tende per cucinare, con la conseguenza che se le strutture non verranno migliorate immediatamente si potrebbero verificare molti altri di questi incidenti in cui bambini potrebbero rimanere uccisi o feriti.
“Come dimostrano queste tragiche morti, il centro di detenzione di Moria non è un luogo adatto ai bambini. I campi in Grecia sono arrivati a un punto di rottura e le temperature gelide e il sovraffollamento andranno a peggiorare ulteriormente la situazione nei mesi invernali. I leader greci e dell’Unione Europea devono agire immediatamente: i bambini costretti alla fuga meritano di meglio,” dichiara Helle Thorning-Schmidt, Direttore Generale di Save the Children International.
Oggi a Moria gli spazi a misura di bambino e quelli dedicati alle mamme rimangono aperti. Un team dedicato sta valutando i danni provocati dall’incendio e quali siano i loro bisogni per stabilire le modalità più efficaci di intervento. (Comunicato Stampa)