“I minori vanno aiutati e non messi in galera”
Patrizio Gonnella di Antigone, Serenella Pesarin, già Direttore Generale del Dipartimento per la Giustizia Minorile del Ministero della Giustizia e don Aniello Manganiello, già parroco di Scampia e ancora attivo nel quartiere attraverso l’associazione sportiva “ASD Don Guanella”, si dicono contrari alla proposta del ministro degli Interni, Angelino Alfano di ridurre l’età imputabile dei minori a 16 anni. Di seguito le loro dichiarazioni.
ANTIGONE. “Non si tocchi la giustizia minorile, non si abbassi l’età imputabile dei minori. I ragazzi vanno aiutati, non messi in galera”. A dirlo è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, in risposta alle parole pronunciate dal ministro degli Interni Alfano secondo cui “oggi a 16 anni si conosce esattamente la gravità di un crimine che si compie. C’è una parola di cui non aver paura, repressione. E un’altra parola, deterrenza: ciascun cittadino, di qualunque età, deve aver paura della reazione dello Stato”. Per l’associazione, però, il ministro “sbaglia clamorosamente sull’età punibile per i minorenni”. Per Gonnella, infatti, la giustizia minorile “deve avere come obiettivo l’interesse del bambino e del ragazzo. Lo dicono il diritto internazionale, quello interno, la convenienza sociale, la pedagogia, ma anche il senso morale di noi adulti, consapevoli del grande valore di una vita umana in evoluzione, recuperabile alla società, educabile ai valori fondamentali della convivenza e della vita”.
Un sistema, quello della giustizia minorile italiana, che secondo Antigone “molti ci invidiano”, grazie al suo approccio “essenzialmente educativo”, continua l’associazione, che “ha permesso di portare a poco più di 400 le presenze di ragazzi nelle carceri minorili, a fronte di 20.000 di loro nel circuito penale (nelle carceri erano 8.521 nel 1940, 7.100 nel 1950, 2.638 nel 1960, 1.401 nel 1970 e 858 nel 1975)”. Un modello che non ha portato ad un aumento della criminalità minorile anzi, è vero il contrario. Gli ingressi totali in un anno negli istituti di pena minorile sono passati da 1.888 del 1988 ai 992 del 2014, con un calo del 47,4 per cento nell’intervallo considerato. Quel che serve, per Gonnella, è invece “un ordinamento penitenziario specifico per i minori al quale, ad oggi, applichiamo ancora le regole penitenziarie previste per gli adulti – conclude il presidente di Antigone -. Va inoltre respinta la proposta votata alcuni giorni fa dalla Commissione Giustizia della Camera di riforma del Tribunale di famiglia che, tra le altre cose, delegherebbe il governo a sopprimere i Tribunali per i Minorenni e l’ufficio delle Procure Minorili”.
SERENELLA PESARIN. Innalzare a 21 anni l’età in cui i giovani che commettono reati penali sono puniti dal tribunale minorile. La sperimentazione è già in atto in alcuni Paesi europei, come la Germania. E questa è la strada da seguire anche in Italia per Serenella Pesarin, già Direttore Generale del Dipartimento per la Giustizia Minorile del Ministero della Giustizia, “perché – dice – l’età in cui si commettono i primi reati è in aumento”.
Pesarin lo ha dichiarato in un’intervista all’Agenzia Dire, commentando le recenti dichiarazioni del ministro Alfano che ha proposto pene più dure per i ragazzi dai 16 ai 18 anni. “I luoghi chiusi non favoriscono i progetti educativi” aggiunge Pesarin, e sottolinea: “a noi importa che la pena sia ri-educativa, come dice anche la nostra Costituzione, con processi educativi che abbiano senso, senza interrompete i processi evolutivi in atto”.
Pesarin puntualizza che la sua proposta non riguarda i reati penali più gravi e cita alcune ricerche sulla recidiva compiute dal ministero della Giustizia, sottolineando che “i percorsi esterni inibiscono la recidiva, all’interno di percorsi repressivi, invece, la recidiva aumenta”.
DON ANIELLO MANGANIELLO. La dichiarazione del ministro dell’interno Angelino Alfano, è una proposta “di pancia, di reazione”. Lo ha dichiarato il prete anti-camorra don Aniello Manganiello, già parroco di Scampia e ancora attivo nel quartiere attraverso l’associazione sportiva “ASD Don Don Guanella“.
Intervistato dall’Agenzia Dire, Manganiello ha spiegato: “raccolgo queste dichiarazioni anche tra la gente di Napoli, di Scampia, a fronte di un moltiplicarsi di reati commessi da adolescenti, da minori. Il problema delle baby gang c’è, quando ero parroco a Scampia incontravo spesso ragazzotti del rione Don Guanella che andavano a fare le rapine con ‘il cavallo di ritorno’, cioè rubavano automobili per poi rivenderle ai proprietari”.
Sulle pene, però, il religioso si dice “contrario al carcere minorile” e spiega che, per lui, bisogna reagire “scommettendo e investendo di più sull’accompagnamento educativo, valorizzando le scuole e le associazioni che si impegnano con adolescenti e preadolescenti. Questo si fa già, in parte, ma non è sufficiente”.
“L’istituto familiare- dichiara ancora Manganiello- è il più maltrattato e angariato da parte delle istituzioni. E quando le famiglie si trovano veramente sole, i ragazzi possono fare scelte sbagliate. Non si risolvono i problemi con la repressione. Lo dico ad Alfano, al sindaco di Napoli, al Presidente del Consiglio: investire di più su educazione e creare opportunità lavorative. Oggi il carcere non serve a niente, peggiora le persone, le inasprisce, le rende più cattive, va rivisto. Molte volte i giudici scelgono la via del carcere per i ragazzi che sono alla loro prima esperienza negativa, ma non mi sembra la scelta giusta. Affidiamoli, invece, ad associazioni, a case famiglie serie, anche per 24 ore al giorno. Qui imparerebbero a rispettare regole, compiere mansioni, assumersi impegni. I ragazzi devono scontare la pena, si’, ma si tratta di capire come. Io sono per la messa alla prova, anche di 24h al giorno, per continuare a vivere relazioni serene e ridare indietro il maltolto alla società”.
Redazione