Immigrazione, Grecia: Save the Children, timore per 6.000 minori migranti trattenuti nelle isole greche
Si stima che siano 6.000 i minori che vivono in centri detentivi sulle isole greche dove, in 4 campi su 5, i servizi sono a rischio a causa del sovraffollamento. Questi gli allarmanti dati diffusi oggi da Save the Children, l’Organizzazione dedicata dal 1919 a salvare i bambini in pericolo e tutelarne i diritti, alla vigilia della visita di Barack Obama ad Atene il 15 novembre.
A causa dei provvedimenti dell’accordo tra Unione Europea a Turchia, che prevede la detenzione nei campi per la maggior parte dei nuovi arrivati, ben 16.229 rifugiati e migranti – tra cui 6.000 bambini – vivono in strutture progettate per contenerne solo 8.204.
Chios è la più affollata ed è al 380 per cento della capacità, con 4.100 persone che vivono in strutture destinate ad appena 1.100. Samos è al 321 per cento della capacità, Kos al 199 per cento e Lesbo al 174 per cento.
“Molti bambini, compresi i minori non accompagnati e dei bambini con disabilità, attualmente vivono in squallide condizioni di sovraffollamento nelle isole greche. Alcuni di loro sono costretti a vivere in tende sulla spiaggia e usare bagni sporchi, con il conseguente rischio di contrarre malattie. Inoltre, per loro è minore la possibilità di accedere ai servizi di base e protezione”, ha detto Andreas Ring, rappresentante di Save the Children in Grecia.
“Con l’inverno alle porte, le condizioni continueranno a deteriorarsi e potremmo trovarci davanti a persone che dormono nei parchi senza alcun riparo, in tende allagate e distrutte e assistere ad un aumento dei problemi di salute mentale e fisica. Non si scorge alcuna soluzione, i bambini potrebbero ancora essere bloccati in questi campi per mesi”.
Il sovraffollamento, insieme alle lentissime procedure per l’asilo, stanno inoltre creando un clima di grande tensione nei campi che sta portando a proteste regolari, spesso violente. In ogni caso, non c’è al momento alcuna condizione di sicurezza per i bambini che spesso vengono coinvolti in questi episodi di violenza.
Un bambino di sei anni che vive nel campo di Lesbo ha riferito allo staff di Save the Children: “Non c’è niente di bello qui, non esiste un momento buono nella mia giornata. Questo posto è una prigione e vorrei solo tornare a casa”.
L’Organizzazione chiede a Barack Obama e agli altri leader mondiali di fare di più per garantire la sicurezza di minori migranti in tutto il mondo, inclusa la Grecia.
“All’Obama Summit sui rifugiati dello scorso settembre, a cui hanno preso parte i leader mondiali, alcuni importanti passi avanti sono stati compiuti per cercare di migliorare la vita dei rifugiati in tutto il mondo, ma ancora molto c’è da fare”, continua Ring. “Speriamo che, nel suo discorso di domani in Grecia, il Presidente Obama si appelli agli Stati Membri dell’Unione Europea ricordando loro gli impegni presi in quell’occasione e li spinga a migliorare concretamente la vita dei minori migranti in Grecia. Invece di ricorrere a espulsioni e centri di detenzione, gli Stati Membri dell’UE dovrebbero condividere la responsabilità di aiutare le famiglie e i bambini che sono in fuga da violenza e distruzione”.
“È assolutamente inaccettabile che i bambini e le loro famiglie vivano in campi affollati, in condizioni ben al di sotto degli standard internazionali. Per mitigare la congestione, l’UE dovrebbe sostenere la Grecia affinché quante più persone possibile, a partire da quelle più vulnerabili, siano trasferite in campi sicuri e aperti sulla terraferma. Inoltre, l’iter delle domande di asilo e dei programmi di relocation e riunificazione familiare”.
Dall’agosto 2015, Save the Children lavora per fornire assistenza a bambini e adulti di tutta la Grecia, con interventi sulle isole di Lesbo, Chios, Samos, Leros e Kos, e sulla terraferma nella regione Attika (Atene) e nel nord della Grecia. (Comunicato Stampa)