In un territorio dove si rischia di morire di tumore, il pericolo non può essere rappresentato da un immigrato
di Massimo Mastruzzo, Direttivo nazionale M24A-ET – Movimento per l’Equità Territoriale
E’ tornato in carcere Antonio Pontoriero, il 44enne condannato in primo grado a 22 anni di reclusione con l’accusa di essere stato il responsabile dell’omicidio di Soumaila Sacko, di 29 anni, maliano, bracciante agricolo ed attivista dell’Unione sindacale di base, ucciso nel giugno del 2018 a San Calogero, nel Vibonese, mentre si trovava in un’ex fornace per recuperare lamiere da utilizzare nella tendopoli di San Ferdinando (Reggio Calabria) allo scopo di adattarle a coperture di alcune baracche che ospitavano migranti.
La discarica di San Calogero, oggetto del processo “Poison”, è ritenuta tra le più pericolose d’Europa in quanto contiene oltre 130mila tonnellate di rifiuti provenienti da centrali termoelettriche a carbone. Si tratta di rifiuti molto pericolosi.
Siamo in un territorio che confina con le province di Vibo Valentia e Reggio Calabria, sulla statale 18 che dalla vicina Piana di Gioia Tauro porta verso Vibo Valentia, al bivio per la frazione Calimera sorge la ex fabbrica di laterizi abbandonata da quasi dieci anni. Secondo la Procura di Vibo Valentia, tra il 2000 e 2007, Tir avevano effettuato 4512 conferimenti, trasportando a San Calogero le scorie tossiche provenienti per lo più dalla centrale termoelettrica dell’Enel di Brindisi. Sarebbero stati stoccati metalli pesanti, solfuri, cloruri, fluoruri, nichel, selenio, stagno e vanadio. I periti dell’accusa non escludevano «la concreta e reale possibilità che i componenti pericolosi presenti in abbondanza nel sito potessero essere diffusi nell’ambiente circostante». Da qui il rischio concreto di compromettere irrimediabilmente la salute del territorio e dei propri cittadini, visto che lo smaltimento potrebbe avere effetti devastanti se si considera la presenza di due corsi d’acqua nei pressi dell’ex fornace.
Invece, incomprensibilmente, dalle menti di molti utenti social probabilmente corrose da una continua campagna politica leghista basata sull’odio, il pericolo non è rappresentato da quelle 130mila tonnellata di morte, ma da quel povero ragazzo di 29 anni, bracciante con i documenti in regola e padre di una bambina di 5 anni che nell’area dell’ex fornace abbandonata, stava solo cercando delle lamiere – per gli alloggi di fortuna nella baraccopoli di San Ferdinando.
Che la magistratura non sia riuscita a consegnare alla giustizia i 14 imputati ritenuti responsabili di “avvelenamento colposo” in quanto il reato è andato prescritto, non ha acceso il dibattito sui social, quanto quello del se sia giusto o meno andare in galera per avere ucciso quello lì: “Se quello lì evitava di andare alla discarica, in piena notte, per appropriarsi di cose non sue, tutto ciò non sarebbe successo, è Pontoriero sarebbe felice a casa…”. Questo è il leitmotiv che va per la maggiore in un certo tipo di elettorato.
Come abbia potuto la politically incorrect del leghismo aver intaccato così tanto le coscienze anche in chi, in quanto terün, la discriminazione la subita, rimane un mistero, al pari della mancata indignazione, sempre del medesimo elettorato, per i 49 milioni di euro sottratti da chi ha predicato bene ma ha saputo razzolare anche meglio.
Di che cosa abbiamo veramente paura, quando abbiamo paura?