Inquinamento e donne in gravidanza, Colao dal Forum Polieco: “Danni fino alla terza generazione”

foto da pixabay.com

“Ci sono dati ormai molto convincenti di una relazione strettissima tra gli inquinanti e la salute. Quanto più si vive vicino ad una fonte di inquinamento, che sia industriale, che sia una discarica, che sia di altra natura, vi è un aumento sia della mortalità (circa il 30% negli uomini e il 20% nelle donne) sia di alcune patologie cardiovascolari e neoplastiche”. E’ quanto riferito da Anna Maria Colao, professore ordinario di Endocrinologia del Dipartimento di Medicina dell’Università “Federico II” di Napoli, ospite ieri al Forum Internazionale sull’Economia dei Rifiuti promosso nel capoluogo campano dal consorzio Polieco, presieduto da Enrico Bobbio e diretto da Claudia Salvestrini, che ha visto riuniti esponenti del mondo delle istituzioni, dell’impresa, della ricerca scientifica e della magistratura.

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Preoccupanti i risultati emersi sulle donne in gravidanza: “Se si ammala una donna in gravidanza – ha detto Colao, che è anche titolare di cattedra Unesco per l’Educazione alla Salute e allo Sviluppo Sostenibile – quel danno viene portato fino alla terza generazione poiché la bambina che porta in grembo modifica anche il suo patrimonio germinale”.

Oltre alle patologie “classiche” – cardiovascolari e oncologiche – vi è anche un aumento di quelle allergiche e infettive. Ma cosa c’entrano le infezioni con l’inquinamento? “E’ mediato – spiega la professoressa Colao – dal sistema immunitario. Se noi facciamo lottare i nostri ‘soldati’ sempre verso qualcosa da cui ci devono difendere, quando arriva un virus, un batterio, sono troppo ‘distratti’ per poterci proteggere. Ecco perché dobbiamo proteggere noi stessi e il nostro sistema immunitario riducendo gli inquinanti”.

“La gran parte degli inquinanti – ha spiegato la docente della Federico II – si comporta come interferenti endocrini, quindi entra direttamente nel nostro sistema. Altri, come i metalli pesanti, possono creare un avvelenamento a lungo termine. Ad esempio, piccole quantità di arsenico ingerite non uccidono ma trasformano il Dna nel tempo”.

Per Colao “non c’è dubbio che dobbiamo avere un sistema di controllo delle emissioni e della filiera dei rifiuti il più attento e scrupoloso possibile, cercando di rispettare la sostenibilità del sistema e ricordandoci sempre che tutto ciò che viene in contatto con noi – aria, acqua, alimentazione – si trasforma in noi stessi”.

Dal panel del Forum su Ricerca e Innovazione tre tecnologie per ridurre l’impatto ambientale di materiali e processi.

Combustione ‘a zero diossine e NOx termici’, bioplastica avanzata da reflui industriali e super assorbente completamente biodegradabile. Sono le tre soluzioni tecnologiche avanzate presentate al Forum internazionale sull’economia dei rifiuti, dal professor Alessandro Sannino, docente di Scienze e tecnologie dei materiali all’Unisalento e al Mit – Boston.

Sannino è intervenuto al panel su ‘Ricerca e innovazione tecnologica per lo sviluppo sostenibile’ coordinato dal presidente Anvur, Antonio Felice Uricchio.

Ad aprire i lavori, la sottosegretaria all’Innovazione tecnologica e alla Transizione digitale Assuntela Messina: “Siamo in una fase di grandi cambiamenti ed in questo momento di trasformazione, l’atto di responsabilità deve proiettarsi in scelte informate e consapevoli. E’ giusto lavorare sul cambio di paradigma di comportamento a livello produttivo e non solo con sostenibilità, equità e di eticità. Transizione ecologica vuol dire un’idea di sviluppo che può essere sorretta anche dall’innovazione tecnologica e digitale”

“La rivoluzione verde richiede tutto un altro approccio della ricerca – ha aggiunto Luigi Nicolais, professore emerito di Scienza e tecnologia dei materiali presso l’Università Federico II di Napoli e presidente Materias – anche nella progettazione bisogna pensare al riciclo del prodotto nell’ottica di una biocompatibilità non più rinviabile, ripensando le strategie di produzione, di consumo e di fine vita”.

Alessandro Manzardo, assistant professor presso il Dipartimento di Ingegneria industriale dell’Università di Padova e fondatore di Spinlife, che ha supportato il Polieco nel percorso per l’ottenimento del Marchio made green in Italy per le borse multiuso in polietilene, ha sottolineato: “Sostenibilità ambientale significa competitività di impresa ed innovazione tecnologica e per farlo bisogna misurare le performance ambientali attraverso alla riconsiderazione della vita del prodotto”.