Io e Almerighi, quando mi disse: “Ricordati che devi combattere per la tua città avvelenata”
La notte tra venerdì 24 e sabato 25 marzo è morto Mario Almerighi, ex presidente del Tribunale di Civitavecchia, incarico ricoperto dal 2008 al 2012. Almerighi, che aveva 78 anni, era stato eletto nel 1976 al Consiglio Superiore della Magistratura, è stato giudice istruttore a Roma oltre che presidente di Sezione del Tribunale penale. Di seguito il ricordo personale e umano di Cristiana Panebianco, avvocato e giornalista pubblicista.
Mario Almerighi e basta così.
Non ha bisogno di presentazioni ulteriori.
Il suo nome ci regala, tattile, il significato della parola giustizia.
Ho tanti ricordi: vorrei condividerne qualcuno.
“Mario come posso studiare al massimo delle mie possibilità per il concorso di magistratura?”
“Penna attorcigliata al cuore e tanta rabbia e va bene così”. Questa la tua ricetta.
Tu che di concorsi in magistratura ne hai vinti due e consecutivi.
Qualche mese dopo passeggiavo nel corridoio del policlinico di Verona.
Avanti e indietro.
Mio padre aveva appena subito un intervento per rimuovere il tumore che aveva al pancreas.
Squilla il mio telefono: “Ricordati che devi combattere per la tua città avvelenata, per i tuoi amici morti e per tuo padre. Non voglio lagne ma puoi piangere: lo fece anche Pertini quando, nelle lavanderie di Montecitorio, gli raccontammo lo scandalo Petroli.
Piangere sì, ma dopo ricominciare”.
Qualche anno dopo, questa vita benedetta, mi ha costretto a dirti parole di coraggio.
Mi hai scritto che ti hanno aiutato e sei andato via poco dopo un soffio mio padre, uniti nella stessa sorte, entrambi servitori dello Stato.
Volevi venire qui, a Perugia, per parlare della tua storia e di ‘magistratura’. Me ne hai parlarto tanto.
Hanno detto no.
Inspiegabilmente: questa povera avvocatura fatta di capi e capetti senza talento nè cuore.
Ma noi restiamo qui, con Mario Almerighi negli occhi, pochi, rari e probi, come dicevi Tu e io aggiungo testardi, combattenti e coraggiosi.