IRAQ – In Iraq, 15 dei 18 governatori del paese, sono interessati da una epidemia di colera che ha già colpito 2.200 persone, un quinto dei quali bambini. Si teme che la malattia possa ulteriormente diffondersi a causa delle piogge torrenziali e del diffuso clima di insicurezza, che ostacola gli interventi sanitari. Per limitare gli effetti dell’epidemia, UNICEF e Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stanno prestando aiuto al Ministero della Salute iracheno, distribuendo acqua potabile, garantendo cure alle persone che mostrano i sintomi del colera, e promuovendo una campagna di comunicazione nazionale sulle misure da adottare per preventive l’infezione. Per ragioni di sicurezza, l’inizio dell’anno scolastico è stato posticipato di un mese in molte zone del paese.
«Purtroppo è alto il rischio che il colera raggiunga altre aree del paese, colpendo i bambini più vulnerabili e quelli sfollati, le donne e le loro famiglie» riferisce Peter Hawkins, Rappresentante dell’UNICEF in Iraq. «Bisogna intervenire rapidamente.»
Le intense piogge di fine ottobre hanno inondato molte aree del paese già a rischio di epidemie coleriche: come nei sobborghi di Baghdad, dove le alluvioni hanno provocato lo straripamento delle fognature nei campi per sfollati che ospitano 65.000 persone, fuggite da altre regioni del paese a causa del conflitto e delle violenze.
Da quando, a metà settembre, è stata confermata l’epidemia, l’UNICEF ha distribuito acqua in bottiglia per 37.000 abitanti e finanziato il trasporto con autobotti di 100.000 litri di acqua potabile al giorno per circa 5.000 persone.
Nei villaggi e nei quartieri sono state installate cisterne sufficienti per il fabbisogno idrico giornaliero di 15.500 abitanti, e sono stati distribuiti a 44.250 famiglie kit per la conservazione dell’acqua e per l’igiene personale .
Per garantire che le scorte idriche delle famiglie siano adeguatamente disinfettate abbiamo distribuito 1,3 milioni di pastiglie a base di cloro per uso domestico, e altre migliaia per la disinfezione dei serbatoi usati nelle comunità.
«Una parte importante dei nostri interventi ha per obiettivo aiutare le comunità locali a proteggersi dal colera» spiega ancora Hawkins. «Possono farlo con azioni semplici, ad esempio attingendo l’acqua solo da fonti protette, disinfettando le scorte idriche che conservano in casa e allertando un medico non appena un familiare ha diarrea o altri sintomi.»
L’UNICEF ha fornito alle autorità sanitarie locali 820.000 confezioni di sali per la terapia di reidratazione orale, impiegata per curare i pazienti disidratati.
Per fare sì che la minaccia del colera sia adeguatamente compresa dalla popolazione, sono in corso di distribuzione materiali informativi in tutto il paese con il porta a porta, attraverso attività di informazione e prevenzione nelle scuole ma anche tramite manifesti, SMS, messaggi televisivi e radiofonici e sui social media nelle aree a più alto rischio.
Le operazioni umanitarie in Iraq continuano ad essere gravemente sottofinanziate dalla comunità internazionale. Per proseguire la sua azione di risposta all’epidemia di colera, l’UNICEF ha bisogno con la massima urgenza di 12,7 milioni di dollari.