Jonny, concessi gli arresti domiciliari a don Scordio
Don Edoardo Scordio lascia il carcere. Il Tribunale del Riesame di Catanzaro, oggi, ha concesso all’ex parroco di Isola di Capo Rizzuto gli arresti domiciliari, presso la casa religiosa dei padri rosminiani a Rovereto, in provincia di Trento.
Il Riesame ha accolto l’appello avanzato dal collegio difensivo composto dagli avvocati Mario e Tiziano Saporito e Armando Veneto.
Don Scordio è stato arrestato il 15 maggio scorso nel corso dell’operazione antimafia Jonny, coordinata dalla DDA di Catanzaro nell’ambito di un’indagine sulla presunta gestione del centro di accoglienza per migranti di Isola di Capo Rizzuto, che sarebbe finito, secondo l’accusa, nelle mani della ndrangheta. Parte dei fondi destinati all’accoglienza, sarebbero infatti stati dirottati nelle casse della cosca.
Il 29 agosto scorso, i legali del sacerdote – che tra l’altro aveva scritto una lettera aperta al direttore del quotidiano Il Dubbio (e non La Verità come erroneamente riportato in precedenza), Piero Sansonetti lamentando le pessime condizioni carcerarie e dicendosi vittima delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia – avevano chiesto al Gip del Tribunale di Catanzaro, la revoca della custodia cautelare in carcere e l’adozione degli arresti domiciliari. La richiesta era stata rigettata il 21 settembre scorso.
Gli avvocati di don Scordio hanno dunque presentato appello al Riesame, “evidenziando che il Gip si era limitato a rigettare l’istanza sulla scorta della gravità dei fatti addebitatigli senza entrare nel merito delle considerazioni svolte dalla difesa”.
L’udienza si è svolta il 19 ottobre scorso e questa sera alle 19.15 sono stati concessi gli arresti domiciliari al sacerdote.
Il collegio difensivo, in particolare, ha sostenuto che dopo l’ingresso in carcere di Don Scordio, “sono sopravvenuti fatti in grado di rivalutare la decisione in punto di esigenze cautelari” e che “rendono impossibile la reiterazione criminosa e rendono oggettivamente irripetibile il presunto contributo causale offerto alla presunta organizzazione”.
I legali hanno evidenziato come don Scordio “non possa più gestire, in alcun modo, i conti correnti della Parrocchia” – dove sarebbero transitate le somme di denaro “sospette” che vengono contestate dall’accusa – in quanto sospeso dalla funzione di parroco dall’arcivescovo di Crotone, Monsignor Domenico Graziani.
Inoltre, secondo gli avvocati, “tutte le attività economiche che hanno partecipato al presunto cosiddetto “affaire Misericordia” (Fraternita di Misericordia di Isola Capo Rizzuto, Miser. ICR. s.r.l., Sea Lounge s.r.l., Il Quadrifoglio s.r.l., I Cavallucci s.r.l., Impresa Individuale Poerio Giochi, Impresa Individuale La Rucola di Poerio Antonio, La Rucola s.r.l.s.) sono state attinte dal sequestro dell’intero patrimonio aziendale e sono, attualmente, sottoposte ad Amministrazione Giudiziaria” mentre i soggetti che in diverso modo vi avrebbero partecipato sono tutti attualmente detenuti.
Infine, anche “le condizioni di salute” di don Scordio – oltre che l’età, ultrasettantenne – “sono idonee a scemare le esigenze cautelari”.