Kunduz: pubblicata investigazione militare USA sull’attacco. Prima reazione di MSF
(Comunicato Stampa) – L’esercito degli Stati Uniti ha pubblicato oggi la propria investigazione sull’attacco contro l’ospedale traumatologico di MSF a Kunduz, in Afghanistan, che il 3 ottobre 2015 ha causato la morte di 42 persone, tra cui 14 membri dello staff di MSF, e il ferimento di decine di altre.
MSF ha potuto vedere il rapporto solo oggi, quando è stato pubblicato online dopo un briefing del capo del Comando centrale degli Stati Uniti, il generale Joseph Votel. Ieri MSF ha ricevuto un briefing verbale di due ore dal generale Votel e dal suo team, sugli esiti e le raccomandazioni principali dell’investigazione militare. MSF prenderà il tempo necessario per esaminare il rapporto statunitense e stabilire se risponde alle molte domande che restano ancora senza risposta sette mesi dopo l’attacco.
MSF riconosce gli sforzi dell’esercito degli Stati Uniti nel condurre un’investigazione sull’accaduto. Oggi MSF e altre realtà che forniscono soccorso in prima linea nei conflitti armati subiscono continuamente attacchi contro strutture sanitarie, sulle quali non viene aperta alcuna investigazione dalle parti in conflitto. Tuttavia, MSF ha ripetutamente affermato che non può accontentarsi di un’investigazione militare sull’attacco di Kunduz. La richiesta di MSF perché sia avviata un’investigazione indipendente e imparziale della Commissione d’Inchiesta Umanitaria Internazionale finora non è stata ascoltata.
“Il briefing di oggi equivale all’ammissione di un’operazione militare non controllata in un’area urbana densamente popolata, durante la quale le forze statunitensi hanno disatteso le regole di base della guerra” ha detto Meinie Nicolai, presidente di MSF.“Non si comprende perché, nelle circostanze descritte dagli Stati Uniti, l’attacco non sia stato annullato”.
L’ospedale era pienamente funzionante al momento degli attacchi. L’investigazione statunitense riconosce che non c’erano combattenti armati al suo interno e che non si erano registrati attacchi provenienti dal compound dell’ospedale.
“Il discrimine che può rendere questo incidente mortale una grave violazione del diritto internazionale umanitario non è la sua intenzionalità” continua Meinie Nicolai di MSF.“Mentre le coalizioni internazionali combattono con diverse regole d’ingaggio in un’ampia serie di guerre, dall’Afghanistan alla Siria allo Yemen, i gruppi armati non possono eludere le proprie responsabilità sul campo semplicemente negando l’intenzionalità di un attacco contro strutture protette come un ospedale.”
La natura del bombardamento contro il centro traumatologico di MSF a Kunduz, e i ricorrenti attacchi contro strutture mediche in Afghanistan, richiedono da tutte le parti del conflitto una chiara riaffermazione dello status di protezione dell’azione medica nel paese. MSF deve ottenere queste necessarie garanzie in Afghanistan prima di prendere qualunque decisione sulla possibilità di riavviare in modo sicuro le proprie attività mediche a Kunduz.
“Non possiamo far tornare le nostre équipe – compresi i colleghi che sono sopravvissuti al traumatico attacco – a lavorare a Kunduz senza prima ricevere garanzie forti e prive di ambiguità da tutte le parti del conflitto in Afghanistan sul fatto che non accadrà di nuovo” conclude Meinie Nicolai. “Abbiamo bisogno di un accordo esplicito da tutte le parti del conflitto, comprese le autorità afghane e l’esercito degli Stati Uniti, a garanzia che non ci saranno interferenze militari e che non verrà usata la forza contro strutture mediche, personale, pazienti e ambulanze di MSF. Allo stesso modo, dobbiamo avere la garanzia che lo staff di MSF può fornire assistenza medica in modo sicuro, unicamente in base ai bisogni medici delle persone, senza discriminazioni e indipendentemente da qualunque affiliazione religiosa, politica o militare. Ogni giorno che passa senza assicurare queste garanzie si aggiunge al bilancio di morte dell’attacco, perché impedisce alle persone nella regione di ricevere cure mediche salvavita.”
Le sanzioni amministrative annunciate oggi dagli Stati Uniti sono sproporzionate rispetto alla distruzione di una struttura medica protetta, alla morte di 42 persone, al ferimento di decine di altre e alla totale perdita di servizi medici vitali per centinaia di migliaia di persone. La mancanza di una significativa assunzione di responsabilità lancia un segnale preoccupante alle parti in conflitto e verosimilmente non sarà un deterrente contro future violazioni delle regole della guerra.
Allo stesso tempo, è ormai chiaro che le vittime e le loro famiglie non hanno né la possibilità di fare un’azione legale contro l’esercito degli Stati Uniti, in Afghanistan o negli Stati Uniti stessi, né quella di chiedere una compensazione per la perdita dei propri cari e del loro sostentamento. Tutto questo non fa che aggiungersi alla devastazione dell’attacco.