La legge anti-moschee è incostituzionale
MILANO – “È il segno che un filo di giustizia in questo Paese esiste ancora”: Asfa Mahmoud, direttore della Casa della cultura islamica di via Padova, commenta così la notizia che la Corte Costituzionale ha bocciato la legge anti-moschee della Regione Lombardia. Il governo Renzi aveva infatti fatto ricorso contro la legge tanto voluta dal governatore Roberto Maroni. E ieri pomeriggio i giudici hanno dato ragione non solo al Governo, ma anche alle associazioni islamiche e evangeliche che sempre l’hanno ritenuta incostituzionale. “Ai politici lombardi chiedo di ripensare attentamente a quello che hanno fatto finora – aggiunge Asfa Mahmoud -. Non ha senso impedire, ritardare, ostacolare a migliaia di musulmani di poter pregare in un luogo di culto dignitoso. È un diritto sancito dalla Costituzione”.
Tre le motivazioni principali del ricorso del Governo. 1) La violazione degli articoli 3, 8 e 19 della Costituzione Italiana per l’imposizione agli enti rappresentanti di organizzazioni religiose di una serie stringente di obblighi e requisiti che incidono sull’esercizio in concreto del diritto fondamentale e inviolabile della libertà religiosa; 2) La violazione dell’art. 117 lettere a), c) e h) della Costituzione per aver disciplinato in contrasto con i principi contenuti nei trattati europei e internazionali nonché per invasione, da parte della stessa Regione Lombardia, nella competenza esclusiva dello Stato in materia di rapporti tra Repubblica e le confessioni Religiose; 3) La violazione dell’art. 118 comma 3 Cost. per non aver rispettato la competenza esclusiva dello Stato e la Costituzione che affida alla sola legge dello Stato il potere di disciplinare forme di coordinamento fra Stato e Regione nella materia della sicurezza pubblica.
In attesa di leggere le motivazioni della bocciatura, diversi erano comunque i contenuti palesemente incostituzionali della legge regionale. In particolare fa una differenza di trattamento tra confessioni religiosi (soprattutto tra quella cattolica e le altre), sottomette la pratica di culto a procedimenti amministrativi immotivatamente aggravati, dà ai Comuni il potere di sindacare sulla natura religiosa delle associazioni, obbliga che i luoghi di culto siano distanti tra loro e subordina la libertà di culto a generiche motivazioni attinenti alla sicurezza pubblica.
Soddisfazione, quindi, nel mondo musulmano lombardo “ma resta la vergogna che un’istituzione come la Regione abbia voluto accanirsi contro le comunità religiose”, afferma Davide Piccardo, portavoce del Coordinamento delle associazioni islamiche di Milano e Monza-Brianza (Caim). “A questo punto il Comune di Milano deve procedere subito all’assegnazione delle aree per la costruzione dei luoghi di culto alle associazioni che hanno vinto il bando”, aggiunge Piccardo. Su una delle aree, quella degli ex bagni pubblici di via Esterle, c’è in corso un contenzioso tra due associazioni islamiche. “Certo, ma sulle altre due aree no -sottolinea Davide Piccardo-. Quindi su queste può fare subito l’assegnazione definitiva. Su via Esterle, in realtà il Tar ci ha dato ragione, ma è stato poi il Comune a fare un ulteriore ricorso al Consiglio di Stato”.
Nelle prossime settimane, il Caim invierà una lettera ai comuni lombardi, in cui ci sono comunità islamiche, per chiedere formalmente l’individuazione di aree su cui sia possibile realizzare luoghi di culto, come previsto dalla vecchia versione delle legge regionale 12 del 2005, modificata da Maroni l’anno scorso in chiave antimoschee ma ora bocciata dalla Corte Costituzionale. “Resta quindi in vigore la vecchia legge e i sindaci sono tenuti a rispettarla”, sottolinea Piccardo.
Infine, il Caim fa una richiesta al Parlamento. “È necessario che intervenga al più presto -aggiunge-, con una legge che dia attuazione al diritto alla libertà religiosa, almeno per quanto riguarda i luoghi di culto”.
“La legge anti-moschee era una furbata che non ha pagato”: per Paolo Branca, docente di lingua e letteratura araba all’Università Cattolica, “sarebbe stato uno scandalo che una legge così fuori da ogni principio di giustizia potesse rimanere in vigore”. Due gli aspetti negativi della legge voluta dal Governatore della Lombardia Maroni: “Pur nascondendosi dietro la parvenza di una legge urbanistica, era palesemente contro i musulmani – spiega -. Inoltre, impediva a ogni confessione religiosa di fare qualsiasi cosa per quanto riguarda i luoghi di culto. Una vera e propria assurdità”.
“L’aspetto sorprendente è che mentre si impediva a musulmani ed evangelici di aprire luoghi di culto lo si permetteva a Scientology -aggiunge il docente della Cattolica-. Evidentemente a qualcuno è stato permesso di fare quello che voleva. C’è una classe politica che ai potenti non dice di no”. (Agenzia Redattore Sociale)