L’allarme di medici e farmacisti: “Necessario riformare servizio sanitario nazionale”
A Roma evento Assosalute-Federchimica: al centro rapporto pubblico-privato
Un ampio confronto tra esponenti delle forze politiche, vertici delle categorie professionali di medici e farmacisti, oltre che della società civile, sulla crisi di sostenibilità e della reale capacità di garantire l’universalismo del Servizio sanitario nazionale. Lo ha promosso oggi Assosalute, Associazione nazionale farmaci di automedicazione, parte di Federchimica. Ospitato a Roma presso palazzo Ferrajoli, l’evento dal titolo ‘SSN al bivio: pubblico o privato?’ si inserisce nel contesto dell’acceso dibattito in corso sulla riforma delle politiche sanitarie in Italia e le numerose scadenze economiche di fine anno che attendono il nostro Paese.
Indirizzato a tracciare uno stato dell’arte rispetto a criticità e barriere di accesso alla sanità, nei suoi risvolti legati ai territori e alla prossimità di cura, all’innovazione e alle fonti di informazione, il dibattito ha poi delineato, insieme ai protagonisti dell’ecosistema salute, le differenti modalità di integrazione necessarie per la corretta implementazione dei diversi modelli assistenziali e di governance possibili.
Nel quadro di un percorso di dialogo con le Istituzioni e, soprattutto, di ascolto della visione dei cittadini sulla sanità del futuro avviato ormai da alcuni anni, Assosalute ha voluto offrire il proprio contributo al dibattito, in virtù della collaborazione esistente con i principali referenti per la salute dei cittadini, in prima battuta medici di famiglia e farmacisti, e delle diverse attività pluriennali portate avanti con i suoi partner per favorire l’alfabetizzazione sanitaria quale elemento fondamentale per una presa in carico della salute ad iniziare dal piano individuale.
All’interno di una filiera della salute realmente integrata, il comparto dell’automedicazione intende porsi, infatti, come osservatore privilegiato del dibattito, da un lato sostenendo le professionalità specifiche del farmacista e del medico di famiglia, i primi interlocutori del cittadino in tema di salute, e valorizzando, al contempo, l’importanza di un approccio olistico alla salute che, a partire dalla prevenzione, implica l’affermarsi di una responsabilità condivisa affinché tutti possano accedere al sistema pubblico quando serve e possano trovare tempestivamente le risposte ai propri bisogni di cura.
Il dibattito si inserisce infatti in una fase storica quanto mai cruciale, in vista delle complesse riforme che la classe politica e gli stakeholder sanitari sono chiamati a implementare sui territori, con la comune sfida di proseguire il percorso di trasformazione e riforme in atto verso una sanità del futuro più accessibile e prossima a tutti i cittadini, in grado di ridurre le disuguaglianze territoriali e garantire la sostenibilità economica, sociale e ambientale del Sistema.
“L’impegno di Assosalute, radicato nella sua mission e riflesso nelle diverse attività che portiamo avanti nel corso dell’anno- ha affermato il presidente di Federchimica Assosalute, Salvatore Butti- è aiutare i cittadini nel prendersi cura della propria salute responsabilmente e consapevolmente”.
“Proprio per una questione di responsabilità e consapevolezza- ha proseguito- abbiamo invitato qui oggi esponenti politici delle forze di maggioranza e opposizione, a confrontarsi con i referenti della salute dei cittadini per contribuire alla definizione di una futura governance territoriale del Servizio sanitario nazionale e consegnare alle future generazioni una sanità a misura di persona e realmente universalistica”.
“Le nostre analisi- ha evidenziato in apertura di dibattito il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta– rilevano numerose criticità nella riorganizzazione dell’assistenza territoriale prevista dal DM 77/2022: dalle differenze regionali nei modelli organizzativi al fabbisogno di personale; dalle modalità di coinvolgimento di medici di famiglia alla carenza di personale infermieristico; dagli ostacoli all’attuazione della telemedicina al carico amministrativo di Regioni e Aziende sanitarie. Come Fondazione GIMBE siamo impegnati ad analizzare le grandi criticità del sistema per richiamare al rispetto dei principi di università, uguaglianza ed equità, rimettendo la sanità pubblica al centro dell’agenda politica”.
Nella prima tavola rotonda sono intervenuti per raccontare la visione dei territori, con un focus particolare sulle sfide e le opportunità di accesso ai servizi per i cittadini e sull’health literacy, il vicesegretario nazionale Fimmg, Fiorenzo Corti, il presidente Simg, Claudio Cricelli, il presidente Fofi, Andrea Mandelli, la vice segretaria generale di Cittadinanzattiva, Francesca Moccia, e il segretario nazionale di Federfarma, Roberto Tobia.
Per presentare la visione della politica nazionale e locale per l’implementazione del nuovo modello di sanità territoriale, alla seconda tavola rotonda hanno preso parte l’onorevole Ugo Cappellacci, presidente della Commissione Affari Sociali, la senatrice Maria Domenica Castellone, vicepresidente del Senato, la senatrice Elena Murelli, capogruppo Lega in Commissione Affari Sociali, e l’onorevole Gian Antonio Girelli, membro Commissione Affari Sociali, oltre a Joseph Polimeni, coordinatore Area nord-est Forum Permanente dei Direttori Generali, Federsanità- Anci.
Nel corso dell’evento è stato richiamato a più riprese il valore del Servizio sanitario Nazionale a vocazione universalistica, che deve essere preservato pur nella necessità di garantire efficienza nell’erogazione delle prestazioni sanitarie all’efficacia delle cure.
Un obiettivo, hanno evidenziato tutti i partecipanti, che può essere raggiunto solo attraverso profonde sinergie tra attori pubblici e privati, così come tra tutti i referenti della salute nei territori attraverso un approccio di prossimità e multidisciplinare, orientato a favorire l’innovazione e a valorizzare il capitale umano.
Al centro del dibattito rimangono ancora una volta le risorse, economiche ma anche professionali, tecnologiche, strutturali e culturali per ridefinire l’assetto della presa in carico dei cittadini sui territori.